Alice Cooper – Love It To Death

ALICESiamo nel 1970 ed Alice Cooper porta a termine la sua terza produzione discografica Love It To Death, un disco del quale vi parleremo in questo nostro consueto spazio.

Per chi scrive è indiscutibile che qui siamo di fronte ad uno dei migliori dischi della Alice Cooper Band,  anche se poi il vero capolavoro arriverà poco più tardi.

Love It To Death fu all’epoca un successo commerciale enorme, uno di quegli album rock che diventeranno fondamentali per la musica di quel periodo e  per diversi motivi; il più importante di questi fu di sicuro l’avvio di quel filone che vedrà Alice Cooper quale vero ed unico padre dello shock rock.

Ma anche la produzione affidata a Bob Ezrin fu fondamentale per Alice Cooper; infatti, Ezrin diverrà poi uno dei produttori più importanti, in futuro, grazie ad alcuni classici del rock prodotti come “Berlin” di Lou Reed o “The Wall” dei Pink Floyd.

Love It To Death  raggiunge con prepotenza le zone alte delle classifiche, tratta temi come la religione, il sesso, la politica, ma la formula semplice con cui viene concretizzato musicalmente l’album diventerà il vero e proprio marchio di quella che  di là a venire, sarà poi tutta la produzione seguente di Alice Cooper.

Il disco diventa un vero caposaldo per l’hard rock, sia per il sound che per i testi horror e gotici, ed esce per  la Straight, proprio nel momento in cui questa etichetta viene acquisita dalla Warner Bros. Insomma un’importante fase che darà tanto ad Alice Cooper in fatto di promozione.

A parte Sun Arise, che è una cover dell’australiano Rolf  Harris, la tracce sono ben otto e tutte della band. In questo lavoro c’è poi una sorta di anticipazione di quello che in futuro verrà definito come il “sound di Seattle; infatti I’m Eighteen è quasi  una involontaria anticipazione del grunge, con un riff distorto in apertura del pezzo, un riff che sfuma  su di un’atmosfera sorretta da basso ed effetti alla chitarra, prima che si ritorni alla compattezza iniziale. Il testo poi diverrà ben presto il manifesto rock del mal di vivere adolescenziale. Già, ma se lo si legge attentamente, quel testo, oggi più che mai, si adatta ai nostri ragazzi,

Si formano le rughe sul mio viso e le mie mani
Si formano le rughe dagli alti e bassi
Sono nel mezzo senza alcun piano
Sono un ragazzo e sono un uomo
Sono diciottenne e non so cosa voglio
Diciottenne. E proprio non so cosa voglio
Diciottenne. Voglio andare via. Voglio andare via da questo posto.
Andrò correndo in altri posti. Oh Yeah!

Pare proprio adattato a quelle soluzioni per i giovani che ci propinano da anni ormai (riflettete gente, riflettete). Musicalmente poi, questo brano diverrà uno dei punti di riferimento per le future generazioni rock quali band come Ramones, Sex Pistols, Anthrax. L’album, uscito  l’8 marzo 1971, arriva al numero 35 della classifica U.S.A.  e vi resta così a lungo da vendere ben un milione di copie. Insomma, con Love It To Death  la Alice Cooper Band è finalmente consacrata nell’olimpo dell’hard rock, ma non solo, è così che nasce poi quel personaggio Cooper capace di portare sul palco hard rock,  horror,  teatro e così via. Insomma, prima Frank Zappa ora Bob Ezrin proiettano Cooper nell’olimpo del rock tra shock-rock, hard rock, grunge ed un’esplosione di rabbia unica per il genere che  da lì in poi, Alice Cooper avrebbe sceneggiato sui palchi di tutto il mondo.

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