Alice Cooper – “Lace And Whiskey”

LACE AND WHISKEYLace And Whiskey” è la terza uscita solista di Alice Cooper e rappresenta, almeno secondo una logica uditiva, il migliore degli album finora realizzati dal Cooper solista. Ma l’importanza di quest’album è legata in particolar modo alla coincidenza con l’esordio discografico dei suoi vecchi compagni di band, costituitisi sotto il nome di Billion Dollar Babies.

Ascoltando Lace And Whiskey ci si accorge sin da subito che la direzione intrapresa da Cooper è diversa da quelle seguite finora, il personaggio che diventa protagonista in Lace And Whiskey è ora un ispettore, un detective e …… sembra strano a dirsi, ma fuori da ogni canone dalle storie raccontate finora da Alice.

Ma anche l’uomo Cooper cambia con questo album (in peggio), infatti il suo rapporto con l’alcool diventa sempre più ossessivo, quasi distruttivo.

Tornando alla musica in Lace And Whiskey si intuisce da subito che questo è un semi-concept, una produzione che vede nascere un nuovo personaggio, Maurice Escargot, un investigatore privato partorito dalla diabolica mente di Alice, un racconto che si evolve attraverso la musica come molte storie si evolvono nel rock progressive.

Lace And Whiskey è un album stravagante, Cooper va proprio fuori dagli schemi abituali che abbiamo riscontrato nei suoi precedenti lavori da solista, si reinventa completamente e lo fa in modo assolutamente efficace. Di fatto Lace And Whiskey raccoglie quanto Cooper è riuscito a fare con i precedenti Muscle of Love e Welcome To My Nightmare; e l’apertura è assolutamente fantastica.

Tra rock, rockabilly, hard-rock, glam, Lace And Whiskey è una sorta di omaggio alla cinematografia del passato, votato ad esplorare musicalmente le precedenti produzioni ma con uno sguardo al futuro. Qui, l’Alice che si scopre è quanto mai versatile, sembra reinventarsi come in un film noir passando dal mostro covato con lo il suo shock rock ad un personaggio più umano – poco – ma umano. L’album, anzi il mini concept, si apre in maniera assolutamente fantastica, passando poi anche attraverso riff che sono veri e propri capolavori fino a diventare, addirittura verso la fine, un po’ introverso. Se poi prendiamo ad esempio il brano “King of the Silver Screen“, si capisce da subito quanto Cooper abbia voluto con questo disco omaggiare i film del passato, tentando di esplorare più a fondo i viali di quella teatralità che col tempo l’artista ha costruito componendola come una tavolozza musicale.

Lace And Whiskey ricorda in parte sonorità alla Kiss, ma l’impressione che si ha è che sia un album scritto abbastanza frettolosamente perché in Alice c’è tanta voglia di tornare subito in tour dopo troppo tempo passato a scolarsi alcool.

Insomma, questo è certamente un prodotto che non fa storia nella discografia cooperiana valido solo perché Cooper è spinto dalla voglia di esserci ancora, di continuare ad essere personaggio rock, un album costruito dal solito Ezrin e dai chitarristi Dick Wagner e Steve Hunter,  oltre ad essere un disco che per come è concepito racconta una storia da concept.

Che dire altro ….. che se non fosse necessario, Lace And Whiskey è uno dei momenti più vulnerabili ed insicuri della carriera di Cooper.

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