Jethro Tull – Aqualung

jethro-tull-aqualungAqualung fa parte della storia del rock ed è, di diritto, uno degli album folk-rock più interessanti e belli in assoluto (lo dico senza ombra di dubbio). I Jethro Tull con questo intenso lavoro, abbandonano per un po’ le solite partiture concedendosi questa volta suoni più rockeggianti e lo dimostrano le chitarre inserite nei  vari pezzi che uno dopo l’altro, rendono l’album un capolavoro.

Aqualung è il personaggio emarginato e povero inventato – ma fino ad un certo punto – da questa grande band che nulla lascia al caso (almeno musicalmente). Ma nemmeno al caso è lasciata l’ispirazione che porta alla realizzazione del disco, così come non lo è la musica capace di incorniciare mirabilmente i testi che raccontano il rapporto tra uomo e religione, tra menzogna e fede, testi dove si parla di emarginati. Si potrebbe dire che in questi tempi di “j’accuse” verso i sacerdoti, in questo importante momento anche di cambiamento della chiesa tutta, Aqualung può diventare, ancora oggi, un racconto del reale. E forse in parte lo è.

Ciò che ritroviamo nelle storie di Aqualung è ancora oggi presente, anzi, si è ampliato e si è amplificato come il ritorno alla vecchia immagine di un Dio onnipotente che salva tutti, o quasi.

Aqualung è un vero master nella storia del rock, qui la dolcezza ed il rock si uniscono in un meraviglioso connubio con la storia di un personaggio che nei parchi londinesi si muove con intenzioni che oggi non lasciano più stupìti quando poi a farne le spese sono i bambini. Aqualung insomma come una specie di progenitore in musica del pedofilo, ma barbone del tutto.

Il clochard che vive nella vecchia Londra diventa anche il personaggio che campeggia sulla copertina di questo strabiliante lavoro, un ritratto che lascia ammaliati se lo si osserva nelle sue molteplici sfaccettature, un quadro da ammirare standosene seduti con la copertina del disco in mano come si fa nei musei più importanti (anche se lì i quadri non puoi toccarli con mano) dove le opere vanno gustate, assaporate con gli occhi e con lo spirito nei particolari, nelle pennellate a più strati; un quadro che rappresenta davvero tutto quanto i JT ci fanno assaporare con la musica contenuta nel disco.

Questo si che è un concept, questo si che è un capolavoro, anzi un “precursore antico” di un prog che si evolve sempre di più, si perfeziona.

Ma veniamo all’album.

Il brano di apertura (raro per i dischi dell’epoca) colpisce sin da subito per un Martin Barre, il chitarrista, che sforna un riff che  lascia di stucco, un pezzo che difficilmente abbandona la mente, un sound che va bene anche per il testo riportato sul retro della copertina che recita così:

In principio l’Uomo creò Dio, e lo fece a propria immagine e somiglianza

E l’Uomo diede a Dio una moltitudine di nomi perché fosse il Signore di tutta la terra quando l’Uomo l’avesse deciso

Ed il sette milionesimo giorno l’Uomo si riposò e si appoggio pesantemente sul suo Dio e vide che era cosa buona

E l’Uomo formò Aqualung dalla polvere della terra, e una schiera di altri suoi simili

…… e così via

Un testo che a me ricorda molto un’altro lavoro del progressive nostrano realizzato dagli Osanna ed intitolato L’uomo dello stesso 1971 (sarà pura coincidenza?).

Ma tutti i brani che compongono questo capolavoro lasciano la loro impronta indelebile. Perle come Cross-Eyed Mary dove è raccontata la vita difficile di una ragazza che si prostituisce , o come Wond’ring Aloud dove viene elogiato il sentimento dell’amore o Up to me che riassume la vita della classe operaia. E poi il pezzo in cui si parla dello spietato procedere della vita paragonata ad un treno che non ha la possibilità di fermarsi e così via, quel Locomotive Breath, anch’esso tanto conosciuto ed idolatrato dalla critica.

Ma oltre alla musica superba, ciò più mi colpisce in questo Aqualung, è il testo della settima traccia, My God che vi ripropongo perché è proprio il pezzo dove viene esposto il rapporto tra uomo e religione di cui vi parlavo prima

“Gente, che avete fatto

Lo avete rinchiuso nella sua gabbia dorata

Lo avete piegato alla vostra religione

Lui, resuscitato dalla tomba

E’ il Dio di nulla, se questo è tutto ciò che riuscite a vedere……”

Un grande album comunque la pensiate, forse un po’ indecifrabile nei primi ascolti, ma alla fine più lo si ascolta più diventa superbo, unico. Un disco che non si può ricondurre ad un genere musicale specifico perché c’è rock, c’è folk-prog, c’è musica celtica, un disco che anche se continuiamo a definirlo progressive è fin troppo lontano dai lavori, ad esempio, dei King Crimson migliori.

Già, perché proprio nell’anno in cui sono pubblicati dischi come Pawn Hearts dei Van Der Graaf Generator, o Nursery Crime dei Genesis o il bellissimo In The Land Of Grey and Pink dei Caravan, i Jetrho Tull realizzano l’album che tocca l’apice nel contraddittorio religioso di cui è intriso.

Ma considerando tutta la struttura di Aqualung, la strutturazione dei pezzi ed il susseguirsi degli stessi, considerando la figura di Aqualung non si finirà mai di stupirsi di fronte a tanta creatività. E qui la band è superba, mentre Anderson è il vero genio.

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