Alice Cooper – Trash

Alice Cooper trascorse la maggior parte degli anni ’80 alla ricerca di quel successo personale che gli mancava. Ma solo con la pubblicazione di Trash arrivò finalmente il coronamento del sogno, anzi il ritorno del successo. Pubblicato il 25 luglio 1989, a Trash, sulla scia del successo ottenuto con il brano Poison, seguì un tour, anch’esso di enorme impatto, che portò l’artista ad attraversare mezza America. L’esito positivo ottenuto dall’album anzi, quel ritorno al successo di Cooper, lo porta anche a farsi scoprire da una nuova generazione di giovani che dichiarano quanto Alice sia fantastico, e ciò magari senza conoscere le sue produzioni precedenti. E’ in questo periodo che Cooper lascia l’etichetta MCA per approdare alla Epic che crede sempre di più in lui, un artista che è capace di realizzare quella musica destinata ad esploderti in faccia, un sound che di fatto esplode nel suo splendore con un album che è produzione rock 100%, intelligente anche come il buon vecchio Alice. Per la realizzazione di Trash, Cooper si avvale di John McCurry alla chitarra, Hugh McDonald al basso e Bobby Chouinard alla batteria, ma infarcisce anche la base di ospiti di riguardo, per citarne alcuni: Steven Tyler, Jon Bon Jovi, Richie Sambora, Steven Tyler, Joe Perry. Insomma un Cooper che sa davvero dove vuole arrivare. E Trash è un album che dimostra davvero quale sia la mèta alla quale Alice Cooper tende.

Già il brano di apertura, Poison, è un pezzo che lascia senza fiato, una track che è destinata a diventare un successo planetario. E non poteva essere diversamente con la presenza alla chitarra di Perry degli Aerosmith. Infatti, Poison, è una hit che sarà presente nella Top 10 in tutto il globo, un pezzo che a distanza di tempo, è immediatamente riconoscibile dalle prime battute. Ma oltre all’idolatrata Poison la forza di Trash sta nella qualità delle composizioni che hanno, tra l’altro, un modo di essere interpretate in modo ineccepibile. E non solo: anche i riff chitarristici, così come l’uso delle tastiere, sono fatti in grande stile sia che emanino rock allo stato puro, sia che costruiscano melodiche interpretazioni. Ma anche se Poison è il successo planetario di cui si parla e si parlerà in futuro, Trash è un album che non lascia scampo grazie ai pezzi in successione che colpiscono per lo stile e la qualità. Ascoltando il disco infatti, già con la successiva Spark In The Dark si resta senza fiato, energica e dinamica quanto basta con un riferimento lampante al fare sesso, un brano rock a tutti gli effetti. House Of Fire che vede alla chitarra la presenza di Joe Perry degli Aerosmith è invece un classico metal che si stampa nella mente come già avvenuto per Poison. La terza tappa del nostro ascolto si scontra poi con Why Trust You che sembra una prosecuzione dei precedenti e bisogna attendere Only My Heart, pezzo seguente, per ritrovare il Cooper che è capace di realizzare anche ballate struggenti, un pezzo questo che viene eseguito in coppia con Steve Tyler, un vero capolavoro. Se non ci credete andate ad ascoltarlo.

Termina il momento di rilassamento e si ritorna con Bed Of Nails a ritmi più congeniali e consoni al Cooper che conosciamo; da notare in questo brano la chitarra di Kane Robert che negli anni ’80 è stato uno degli strumentisti più validi e conosciuti, fondatore dei Criminal Justice ma noto per le collaborazioni proprio con Alice Cooper. I cori e la chitarra che richiama suoni anni ’70, contribuiscono al godimento in ascolto di This Maniac’s In Love With You, un pezzo lugubre ma che grazie all’uso magnifico delle tastiere si fa riascoltare più volte. Ed è davvero ottima la riuscita dell’intreccio tra chitarra ed organo che riportano a riascoltare il pezzo più e più volte. E giungiamo a Trash il brano che dà il titolo all’intero album. A differenza di quanto ci si aspetti, Trash è una composizione che sarebbe stata meglio non inserire (sic!). Ci si poteva aspettare altro dal pezzo in questione ma così non è. Con il penultimo pezzo inserito, Hell Is Living Without You, composto insieme a Bon Jovi e Sambora, Cooper gioca su un lirismo unico ricco di pathos mentre I’m Your Gun, il pezzo che chiude il lavoro, è rock allo stato puro, rock dove le chitarre scintillano per aggrovigliarsi poi in assoli sfavillanti.

Trash è un album che si lascia prendere e che prende quando lo si mette sul piatto e se dopo Constrictor e Raise Your Fist and Yell si poteva dire che l’artista stava tornando, possiamo affermare che con Trash, Alice Cooper è definitivamente ritornato sulla Terra, anzi sul palco, Al buon vecchio profeta del male non si può a questo punto non dire “Bentornato Alice”.

 

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