Jethro Tull – Songs From The Wood

Questo ennesimo lavoro dei Jethro Tull ad ascoltarlo a distanza di tempo convince ancora pienamente, eccome! Anzi ci sembra proprio che il disco sia come una freccia scoccata contro il sempre affascinate Tick as a brick realizzato nel 1972. Beninteso, la freccia ha il sapore di un tentativo di emulazione, ma così non è; infatti in Songs From The Wood la band di Anderson appare diretta verso un corposo incontro tra rock e melodie alle quali ci hanno abituato sin dagli esordi. A dirla tutta comunque, Songs from the wood sembra essere quella parte mancante in Tick as a brick, una parte che in questo lavoro del ’77, viene completata con una bella interazione di rock progressivo. Di certo quello che ci troviamo di fronte è uno degli album più suggestivi della folk band inglese, ma anche una produzione che sviluppa un rapporto quasi nostalgico con i fan. Le composizioni appaiono azzeccate, uniche e tessute lodevolmente, ma è presente anche un certo dinamismo come avverrà l’anno successivo con Heavy Horses.

“Let me show you how the garden grows“, lasciate che vi mostri come cresce il giardino, è uno dei passaggi contenuti nel brano di apertura che prende il titolo dall’album, appunto Songs From The Wood, e vi chiederete se questi Jethro Tull oltre che raffinati musicisti siano anche dei veggenti, o meglio lungimiranti. Appare però che qui, ora come allora, le battaglie ambientali siano sempre state presenti oggi come allora, magari con qualcosa in più da cambiare e far cambiare. E se Songs From The Wood è un invito a vivere armoniosamente con la natura, oggi quel messaggio di Ian and C. è vivo più che mai, si perché sono in tanti a non sapere come nascono e crescono le piante e l’erba. Ma al di là delle battaglie ecologiste i brani, alcuni in particolare, manifestano un sound corposo ed efficiente; prendete ad esempio Velvet Green o Pibrock (Cap in hand), dove vieni prima trascinato e poi costretto a rilassarti e sempre con suoni che colpiscono direttamente la mente. Anche i testi lasciano girovagare l’ascoltatore perché a volte sono ironici (i Jethro in questo sono maestri) a volte importanti, insomma gli inimitabili Jethro Tull guidati da quella mente diabolica, ehm scusate, da quel sensazionale Jan Anderson che se non avesse scelto di fare il musicista sarebbe stato comunque un’ottimo politico e, chissà con la Brexit cosa avrebbe combinato! Per dirla tutta musicalmente, questa produzione non guarda affatto alle nuove aperture di quel periodo, anzi, se ne tiene ben lontano da un certo genere di musica passando da sonorità acustiche a passeggate elettriche con grande personalità, compattezza e competenza ma sempre con quella leggera sfumatura che ha reso i Jethro una delle band più importanti nel panorama rock mondiale. Certo è che in questo anno zero che diede vita al punk furono in pochi a restarsene “fuori dal mucchio”, tra questi oltre ai Jethro Tull, i Genesis, E.L.&.P., Wakeman etc, insomma tutte quelle formazioni che hanno saputo insieme ai Tull non farsi trascinare dalle mode ed hanno scelto di percorrere la propria strada fino alla fine. E Songs From The Wood conferma questa tendenza a restare comunque “fedeli alla linea” e non solo a quella, ma fedeli alle proprie idee, alle proprie rivoluzioni. Ecco, è proprio questo Songs From The Wood, un lavoro rivoluzionario se ripercorriamo all’indietro la carriera dei Jethro, ma anche una specie di passaggio dalla precedente alla nuova formazione così come avvenuto per tutte quelle formazioni dei Jethro nelle quali son passati fior di musicisti che hanno poi contributo a dare vita a capolavori come Aqualung. Songs From The Wood è un mantra di atmosfere medievali innovate con un tastierismo puro ed essenziale che, stavolta, fa anche a meno di orchestrazioni a favore del potenziamento del chitarrismo acustico già molto presente nella band, un disco mirato e ben preciso musicalmente e compositivamente. D’altronde non c’è bisogno di affermarlo ancora, i Jethro sono i Jethro, nonostante che la musica, in Inghilterra, stia per cambiare e non solo lì.

 

 

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