Phoenix Again -Unexplored

I Phoenix Again, band bresciana capace di amalgamare un bel progressive sound, si formano sotto le influenze musicali di gruppi che hanno ispirato l’intero genere psycho progressive degli anni ’70 quali King Crimson, Pink Floyd, Genesis e gli stessi Van Der Graaf Generator ai quali in molti hanno riconosciuto la  paternità di oltrepassare i limiti del rock progressivo quale definizione di genere. La band, della quale abbiamo ascoltato la loro ultima produzione Unexplored, ha dalla sua la qualità di saper fondere sonorità in grado di proiettare l’ascoltatore indietro nel tempo, riportandolo agli esordi del progressive tricolore degli anni ’70 quando, il genere, prese piede nella natìa Inghilterra per essere poi esportato, con notevole successo, in tutto il pianeta. I Phoenix Again hanno già all’attivo alcuni album, ThreeFour del 2011 e Look Out del 2014 anticipato da Live In Flero del 2012 e dall’altro live del 2016 The Phoenix Flies Over The Netherlands: Live @ ‘t Blok. Ma la loro è una storia che parte da lontano: fondati da Claudio Lorandi (chitarra elettrica e voce), Antonio Lorandi (basso), Sergio Lorandi (chitarra acustica ed elettrica), Silvano Silva (batteria e percussioni), i Phoenix nascono nell’ottobre del 1981 dopo lo scioglimento del Gruppo Studio Alternativo. Ed è proprio nel 1981 che la band composta da Sergio Lorandi, Antonio Lorandi, Claudio Lorandi e Silvano Silva muove i primi passi assumendo il nome di Phoenix  per sciogliersi poi nel 1988. Ma nel 2007, dopo la morte di Claudio Lorandi, uno dei membri fondatori, il gruppo ritorna con un nome modificato in Phoenix Again quasi a dire “siamo ancora qui”. Ed i Phoenix Again, nonostante le varie vicissitudini, hanno avuto dalla loro la caparbietà di sapersi evolvere e di migliorare sempre, nei suoni come nelle composizioni e lo dimostra efficacemente proprio quest’ultimo lavoro Unexplored che è frutto indiscusso dell’evoluzione continua che la band ha saputo realizzare nel corso degli anni. Ascoltando in cronologia d’uscita i loro lavori si capisce subito come questa evoluzione sia avvenuta, e Unexplored è di sicuro il compimento di quella maturazione e crescita che nella semplicità li ha da sempre contraddistinti. Già dalla copertina, all’ascoltatore si preannuncia l’apertura di un mondo fantastico, talmente irreale che Claudio Lorandi ha portato con se fino alla fine, quasi a presagire quel viaggio lontano in terre migliori che lo avrebbero poi portato via da qui per sempre. Ed anche se l’aggiunta successiva della nebbia, voluta dal gruppo, profetizza un mondo inesplorato, è proprio quel luogo che i Phoenix Again trasformano in una musica che con semplicità colpisce sin dal primo pezzo. E la Black Widow Records, la casa discografica che ha prodotto l’album, deve essere soddisfatta per questo bel disco che di certo rimarrà nel tempo. Ma veniamo ora al disco: l’apertura, affidata a That Day Will Come, scritta da Sergio Lorandi, sembra strizzare l’occhio alle contaminazioni di un oriente non molto lontano, nonostante il rock proposto sia fondamentalmente quello di matrice progressive. Una bella apetura che prelude alla successiva traccia Silver capace di richiamare nei cori passaggi di matrice palepolitana anche se gli autori, Sergio Lorandi e Silvano Silva, sviluppano qui una successione di suoni che solo una band ben unita ed affiatata è capace di sostenere. E se il valore di una band si misura anche dalle capacità di costruire un sound originale, i Phoenix Again con questo secondo brano, Silver, convincono anche gli scettici quando si ritrovano in mano il loro cd. La seguente The Bridge Of Geese non ha certo bisogno di molte parole per essere definita ed infatti, legata saldamente al precedente pezzo, è una delle composizioni che più si apprezzano grazie all’inserimento delle chitarre acustiche e di un flauto da menestrello che fa successivamente spazio ad una sostanziale chitarra elettrica capace da sola di sostenere le scale armoniche inserite a mo di opera d’arte, un valido richiamo a quel ponte raffigurato in copertina che potremmo definire come l’unione di due mondi, quello terrestre e quello celestiale. Whisky manifesta invece nel suo incedere tutta quella musicalità rockeggiante della band; la sua ritmicità comprende anche belle sfumature blues ben calibrate all’interno di una complessivo partitura modello prog. Close to you, dolcissima, propone invece un interludio come non se ne ascoltavano dai tempi della migliore PFM o Banco, fate voi. Con Valle Della Luna il sogno che stiamo rincorrendo si approfondisce grazie ad atmosfere ariose, sostenute nel finale da un complesso di tastiere che aprono ad un bel rock di chiaro stampo prog con sonorità generali che ricordano altri tempi. E sembra che la famiglia Lorandi sia tutta qui, un bell’ensamble. Il successivo passaggio, rappresentato da To Be Afraid – Ansia, è una ballata che colpisce direttamente al cuore per la sua delicatezza con un’unione di voci ed una chitarra acustica sorretta da una base delicata di timbriche a completamento dell’idea che si tramuta in uno squarcio quando, l’intervento della sei corde elettrica chiude in un bel pezzo solista che sembra essere in bilico tra l’irreale ed il reale pur di non essere invadente come ci si aspetterebbe. La chiusura, affidata a Great Event, ci riporta ad una realtà che non vuole fermarsi alla durata limitata di questo bel lavoro. Si perché questo è proprio un bel lavoro, un complesso di idee sonore che porta l’ascoltatore ad esplorare proprio quell’inesplorato di questi musicisti, un’idea che partendo dai precedenti lavori dei Phoenix Again, alimenta un percorso che non si può fermare qui. E come non affermare che questo è di fatto il lavoro della maturazione di questa band bresciana destinata a far strada nel progressive tricolore, e non solo.

 

Ti potrebbe anche interessare