Bundytismo (Concetti, Sostanze, Mainstream)

Vojo sona’ l’arpa come Nerone mentre tutto brucia …. E tutto il resto è una piacevole sorpresa per un disco che anche se ti capita per caso tra le mani non lo lasci andare via facilmente, anzi ….. ritorni ad ascoltarlo perché capitano di rado concept così.

Serial killer? No, assolutamente. Romani de Roma! Infatti qui la wave vecchia scuola è di casa e lo dimostra questa seconda uscita della OCR – Oscura Combo Romana – che affonda le proprie radici in quell’underground nostrano già messo in luce dalla prima autoproduzione “Roma Est”. E così, dopo quell’esperienza giunge sul mercato Bundytismo (concetti, sostanze, mainstream) che non rinuncia ad influenze alla Joy Division o a quelle di un bel post punk messo in luce da chitarre spavalde e sapientemente calibrate nella ritmica. Bundytismo (concetti, sostanze, mainstream) diventa un viaggio lungo le vite di serial killer che non sono di certo uscite dalla penna di rinomati scrittori, anzi. Tutto questo conferma di quanto i Bobby Joe Long’s Friendship Party sono poi il prolungamento di quel progetto OCR anzi, ne sono lo strumento perché in perfetta sintonia con quel loro modo di proporre musica che li ha portati alla collaborazione, per il primo album, con Enrico Ghedi dei Timoria. In Bundytismo (concetti, sostanze, mainstream) siamo in piena indie come tutte quelle cose che questi ragazzi romani adottano, un continuo flusso di vibrazioni che li portano dritti ad urlare la propria realtà pur essendo la loro musica saldamente ancorata agli anni ’80. E dal quel manifesto che è stato “Roma Est” a “Bundytismo” con  il sottotitolo “concetti, sostanze, mainstream” si giunge irrimediabilmente a confermare che questo è un disco concept, un album che propone un modo completamente diverso di guardare alla vita. Così, questa diversità smascherata conduce i Bobby Joe Long’s Friendship Party ad essere parte di quel progetto collettivo 03:33 perché, sia il nome del gruppo che gli stessi testi proposti hanno precisi riferimenti ai temi ed a quanto viene elaborato dal collettivo. E veniamo ora ad analizzare il disco nelle sua complessiva proposta sonora. La bella apertura, affidata a Vojo sona’ l’arpa come Nerone mentre tutto brucia,  diventa sin da subito il brano giusto  per rappresentare l’inno romanesco di questo secondo disco dei Bobby Joe Long’s Friendship Party, un pezzo dove batteria, chitarra e synth viaggiano davvero in modo evocativo subito interrotto dal bel post punk di Siderale bellezza upper class che ha per soggetto (o oggetto?) la palermitana Eva Riccobono, modella, attrice e conduttrice televisiva. Qui la carica ironica dei Bobby Joe Long’s Friendship Party emerge tutta in quel desiderio irreale di poter frequentare questa bella showgirl. E si sa che questo tipo di sogno sono stai in molti a farlo, magari con soggetti diversi dalla Eva modella che conosciamo. E mentre con Chiodo e disadattamento il tema affrontato è quello della procreazione, la cosa che più ci colpisce di questo pezzo sono le atmosfere di stampo berlinese che chitarre e tastiere riescono a regalare all’ascoltatore eppure … sbaglio o siamo a Roma? La voce poi viene messa da parte in True crime ist freundschaft/Bundytismo, un bel pezzo strumentale che viaggia verso quelle atmosfere gotiche molto utili nel descrivere la controversa romanità dei Bobby Joe Long’s Friendship Party. E’ notevole davvero la ricchezza musicale dei Bobby, il loro è un marchio che nasce dall’unione di new wave, post punk ed una sorta di estetismo consapevole, si proprio così perché l’estetismo è una forma di inconsapevolezza, ma per questo secondo lavoro la consapevolezza sta tutto in quel sottotitolo dato all’album dove i concetti sono la forza espressiva di una musica che si lascia e ti lascia prendere. Le note, così come le parole non mancano anzi sono la sostanza di un messaggio che per ora si  ferma a questi primi due passaggi notevoli ma che, statene certi, avrà un seguito, di sicuro coerente con quel creare sonorità capaci di muoversi a 360 gradi. Chi segue queste vicende musicali sa bene che tutto ciò non è un vero e proprio progetto musicale, probabilmente la si potrebbe considerare come una strategia comunicativa consapevole e irreale, una specie di quadro avanguardistico che pesca nel passato e si fa influenzare da un futurismo musicale che è il presente. E quando poi si giunge ad Alain Delon o al pezzo finale, Totti, ci si rende conto di essersi trovati sul dorso di un ippogrifo e di aver viaggiato nelle terre del rock anni ottanta perchè hai ancora nel cervello temi che in molti oggi hanno paura di affrontare. Ma Bobby Joe Long’s Friendship Party non hanno peli sulla lingua né manca loro coraggio. Un disco che vale la pena di ascoltare e da avere perché tutto ciò qui non è una meteora impazzita …. ma buona musica, viscerale si quanto volete. ma che entusiasma …. altro che coatti, qui si declama, eccome!

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