P.F.M. – Per un amico

Probabilmente (ma è un’opinione) Per una amico è, in rapporto all’esordio della PFM avvenuto con Storia di un minuto, un album molto più elegante del predecessore, eleganza dovuta di certo all’idea di fondo che mosse la band nel 1972 a dedicare un’intero lavoro all’amico Claudio Rocchi, considerato da sempre una delle menti più fulgide nel panorama musicale italiano, che diede una notevole spinta ai generi musicali che pian piano prendevano piede in Italia. Ed è proprio Per un amico a diventare immediatamente il promotore del progressive nostrano fuori dai confini nazionali come si vedrà in seguito. Erano passati solo dieci mesi dall’esordio della band tricolore, e nonostante il panorama progressive internazionale avesse già avuto un positivo sviluppo in altre nazioni, in Italia tranne pochi esempi si stentava ancora a crescere; e così accadeva che mentre gruppi come i King Crimson si riversavano sempre più su un progrock influenzato dal jazz e da influenze avanguardistiche, mentre i Pink Floyd si dirigevano verso un rock sempre più ispirato da atmosfere spaziali, mentre i Jethro Tull si muovevano verso il progfolk ed i Genesis invece prediligevano le influenze teatrali, la PFM sceglieva la strada del classicismo coniugando in un sound pregevole la tradizione classica italiana con il progrock anni ’70. E non è un caso che in questo Per una amico percussioni, basso, chitarre, violino riescono ad essere amalgamati così bene da diventare davvero avanguardistici grazie a tempi e tonalità musicali sempre diverse ed in continua evoluzione. Personalmente ricordo che in uno dei loro concerti dell’epoca, rimasi davvero stupefatto per quanto questo gruppo fosse in grado di dare nella versione live del tour promozionale di Per una amico. Eppure sia Banco che Osanna avevano colpito, in quel periodo, per la loro creatività,  ma questa PFM, in fatto di musicalità era davvero unica con quel lavoro. Ma torniamo al disco: l’apertura, affidata ad Appena Un Po’ coinvolge sin da subito per la melodia che sviluppa, baroccheggiante quanto basta, partendo da un flauto che solo uno come Mauro Pagani sa far giocare per essere immediatamente inserito su un progressive rock piacevolissimo ritornando in un cantato armonioso che grida “via di qua” e lasciando poi ampio spazio ai musicisti, soprattutto Premoli e Mussida che si esprimono al massimo nella loro tecnica classica. Generale riesce sin da subito a presentare un bel jazz-rock, aperto da un marcetta di Franz Di Cioccio che è la base di quel suono jazzato che domina tutta la traccia e che si fonde a perfezione con chitarre, mellotron ed un basso libero di passeggiare nei meandri sonori, sostenuto dal violino di un Pagani maestro quasi concertatore che, da esperto com’è, riempie le intersezioni strumentali. Da ascoltare e riascoltare perché più lo riascolti più ti piace maledettamente. Quando è il turno poi di Per Un Amico, la band lascia il rock energico della precedente traccia per ritornare ad atmosfere più vellutate, donando ai testi quell’importanza che meritano perché è proprio qui che si capisce l’esortazione all’amico Claudio Rocchi a non mollare

Non domandarmi se un giorno cambierà

Comincia a fare qualcosa e cambierà con te

Cambierà

Tu scappi, tu ti nascondi e non si può

Tu vivi i tuoi compromessi e non si può

Non è più tempo di sogni

Devi lottare di più

Di più

Di più

Di più, di più, di più

Ma l’atmosfera data da questo capolavoro è destinata a restare nonostante la traccia successiva, Il Banchetto, sia più orientata verso il classico stile genesiano. L’apertura, consegnata a delicate chitarre acustiche con romantiche parti multivocali, preparano l’arrivo del moog di Premoli che sembra essere quasi il Banks di turno. Ma la parte più bella è di sicuro quella conclusiva del pezzo che lascia spazio ad un pianoforte ispirato dalla musica classica. Un pezzo di notevole pregio che non lascia scampo ad un orecchio anche meno esperto. Geranio, destinato a chiudere questo impareggiabile album del progressive italiano, è un folk pop delicato che diventa poi una sequenza di passaggi cantati e flautistici per lasciare successivamente spazio ad un bel rock sinfonico  dove tutto esplode in maniera non casuale con campane a tubo e sintetizzatori quasi spaziali.  Per una amico è un album perfetto nel quale è palpabile un equilibrio di ingredienti musicali tra i più disparati; non ci sono qui musicisti che stanno al di sopra degli altri, qui è tutta la band ad essere sopra ogni cosa, e forse fu proprio questo a spingere un certo Pete Sinflied ad avvicinarli e proporne loro la produzione per il mercato internazionale. Sinfield scrisse i testi in inglese, ridusse il nome da Premiata Forneria Marconi a PFM, e li portò poi a Londra dove realizzarono la versione inglese di Per una amico che venne trasformata in Photos Of Ghosts e pubblicata dalla Manticore la famosa etichetta degli Emerson, Lake & Palmer. E la storia continua….

 

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