Anathema – The Optimist

Gli Anathema dopo ben tre album che hanno mantenuto un suono un po’ ripetitivo, non sorprendono per nulla ora che hanno intrapreso una direzione musicale apparentemente nuova. Di sicuro il loro ultimo lavoro, The Optimist, rispetto ai precedenti ha una composizione più dark e conflittuale, soprattutto nei testi, e questo lo rende un disco riguardevole in rapporto alle produzioni di alcuni anni fa. The Optimist è un vero e proprio viaggio oscuro, e le tracce in esso contenute sono  sorrette da testi brevi, magari fatti di piccole frasi che si ripetono costantemente e qualche volta si scontrano. The Optimist ha superato diverse prove, o meglio, il personaggio cui è ispirato l’album, supera diverse prove per giungere alla fine del percorso a dare, alla propria storia, una soluzione diversa, oseremmo dire serena. In The Optimist le composizioni non sono epiche e trionfanti come in alcuni dei precedenti album degli Anathema, infatti, in questa produzione, la band sembra intraprendere una nuova direzione con composizioni che mantengono quell’impatto emotivo unico perché sposano prog, ma anche jazz ed elettronica, e questo accade in brani quali San Francisco e Close Your Eyes. Comunque sia The Optimist è per gli Anathema il disco più ambiguo dell’intera produzione discografica di questa band, ma è anche un album fuori dai consueti canoni ai quali gli Anathema hanno abituato i propri fan, un concept vero e proprio che è diventato un disco capace di dividere le opinioni. Musicalmente The Optimist mantiene i canoni soliti che la band si è data nel corso del tempo, ed è concepito come la prosecuzione di A Fine Day to Exit; questo nuovo modo di  concepire rendono The Optimist un disco diverso ma che contiene elementi nuovi, mai sperimentati fino ad ora nel percorso musicale della band. Infatti gli elementi costitutivi di The Optimist sono quelli sviluppati negli ultimi lavori della band che adesso si sviluppano con maggior forza, facendo diventare quest’ultimo un lavoro incredibile. The Optimist riassume molto efficacemente ciò che gli Anathema sono diventati nel tempo anzi, sembra quasi che questo sia un’ operazione che non nasca dalla formazione perché, il disco così come è concepito, mostra una nuova band che sfodera una inusuale sensibilità ma anche una band in cerca di nuova linfa. E la discussione va avanti tra i pro ed i contro di tanta gente, dei critici, che credete a me, non avranno mai in comune un’idea precisa di cosa sia quest’album, un po’ come noi. Trae probabilmente in inganno il fatto che The Optimist è pieno di influenze, ma anche di un passato recente che porta tutto il gruppo ad amalgamare diverse maturità musicali che variano dal rock d’atmosfera a quello più incisivo e sembra proprio che in questo disco la malinconia sia la via principale. L’idea base del disco ha preso ad ispirazione un profugo siriano e quanto accade nella sua terra, le difficoltà affrontate nel suo peregrinare immigratorio alla ricerca di un lavoro in uno stato straniero e di tutte le enormi difficoltà che investono i profughi. The Optimist è anche un po’orientato verso un post rock etichettato Sigur Ròs e Mogwai e questo è probabilmente dovuto al fatto che il disco è stato prodotto da Tony Doogan, proprio il produttore dei Mogwai. The Optimist ha bisogno di diversi ascolti per essere giudicato, ma tutti questi ascolti ne valgono la pena, statene certi.

 

 

Ti potrebbe anche interessare