Il Cerchio d’Oro – Il Fuoco Sotto La Cenere

La storia de Il Cerchio d’Oro supera i quarant’anni ed è certamente un vanto per questa band che ha il prog rock nel dna. I riferimenti nell’ascoltarli sono diversi: New Trolls, Orme, Trip, ma anche E.L.&.P., Genesis, insomma il connubio perfetto tra tricolore ed il rock made in Gran Bretagna. Ma questi ragazzi prima di diventare Il Cerchio d’Oro, hanno anche saputo essere una hard rock band quando si chiamavano Black Out. Alcuni membri poi sono passati da formazioni quali Signori Della Galassia, Cavern, fino a quando non si è ritornati a parlare de Il Cerchio d’Oro, quando cioè la Mellow Records pubblica l’album omonimo che contiene una raccolta di registrazioni mai prodotte e realizzate negli anni ’70. Per farla breve, la loro storia, pur avendo a riferimento un periodo ben preciso, appunto i gloriosi anni ’70, inizia nel 77 e prosegue nel 78 e 79 con la l’uscita sul mercato di ben tre singoli: Quattro Mura/Futuro Prossimo, Funky Dream/L’amore mio e Too Many Nights/Dolce Strega per poi fermarsi per un lunghissimo periodo durato un ventennio, per  ritornare nel 99 con l’album Il Cerchio d’Oro, poi ancora un nuovo stop di diverso tempo fino al 2005 quando viene pubblicato La Quadratura Del Cerchio, poi nel 2008 con Il Viaggio Di Colombo, nel 2013 Dedalo E Icaro per giungere al lavoro dello scorso anno di cui ce ne occupiamo qui, Il Fuoco Sotto La Cenere. Ancora un lavoro di concept, magari non tradizionale, con brani e storie apparentemente slegate tra loro ma che in realtà hanno in comune il fuoco sotto la cenere,  una sorta di favoleggiare che guarda alla, a volte anche cupa, realtà. Se si esclude la bella cover di Ivan Graziani, Fuoco Sulla Collina, il disco che abbiamo appena finito di riascoltare, ci ha catapultato in periodo roseo del progressive tricolore, ma con un più di una cosa interessante quali, ad esempio, i bei arrangiamenti, le intersezioni strumentali, insomma il classico prog di casa nostra di cui andiamo orgogliosi perché mai morto nonostante le grandi band, che hanno contribuito a coniarlo, siano disperse (salvo alcune eccezioni). E si sente che in Il Fuoco Sotto La Cenere, gli arrangiamenti giocano un ruolo importante, un ruolo dove anche se due tastiere possono sembrare troppe, in realtà sono il fulcro costante di questo ennesimo lavoro de Il Cerchio D’Oro. Rispetto alle precedenti precedenti produzioni poi, qui la freschezza si sente, eccome, e non solo quella perché quello che si respira qui non è il solito riciclo di ciò che in passato è stato fatto, ma un’aria diversa, nuova, fresca forse è il termine giusto. Le strutture compositive di questa nuova produzione targata Black Widow Records, che ha visto la luce nello scorso 2017, sono relativamente complesse, ed il tutto è basato su di una successione di sequenze intense con organo, tastiere e pianoforte che sostengono delicatamente l’armoniosità delle voci. E’ proprio vero che qui, se si fa attenzione, quello che alla fine appare come naturale conclusione, è la bellezza di un disco che non tende a strafare ma è perfettamente equilibrato, come lo sono i concept in genere. Potremmo dire che le tastiere sono lo strumento che predomina nel disco, ma non sarebbe giusto perché tutto qui, a cominciare dalle chitarre, è tecnicismo puro a disposizione di composizioni che come tutto il progressive sono complesse, articolate e in alcuni casi, lasciatecelo dire, geniali. Già con il brano di apertura, Il Fuoco Sotto La Cenere, che dà poi il titolo all’album, il confronto del proprio io con i problemi di ogni giorno non trattengono quella collera che ogni giorno a volte si prova nell’evolversi di alcune situazioni. E la musica qui fa già capire dove arriverà a chiusura dell’album.  Thomas, il secondo pezzo della tracklist, come è facilmente intuibile richiama all’incendio che distrusse Londra nel 1666, una Londra che qui, proprio come Thomas, rinasce come l’araba fenice simbolo di morte e rinascita naturali ed evolutivi. Per sempre qui si distingue per una storia che se pur ha come soggetto un ipotetico personaggio, che ha trascorso gran parte della sua vita fuori dal proprio territorio, ha proprio nel ritorno al proprio paese quell’essere comunque, fuoco sotto la cenere. Con il quarto brano, I Due Poli, si narra di come fuoco e cenere sono destinati a scambiarsi un ruolo, il fuoco diventa cenere, ma se sotto la cenere covano ancora piccoli residui, il fuoco torna a rinascere proprio da quella cenere che ha generato. Un brano questo che introduce al successivo pezzo che vede Il Fuoco Nel Bicchiere raccontare la storia di una dipendenza dall’alcool, l’alcool che prima di bruciare le cellule di un corpo alcolizzato, distrugge già dal momento in cui lo si vede nel bicchiere. E se Il Rock E L’Inferno potrebbe essere l’associazione giusta per una musica che in molti definiscono “la musica del diavolo”, in realtà, qui, lo stato d’animo è quello di una band che dimostra quanto davvero il rock lo si possa amare perché anche il rock, come tutta la musica, è  alla fine l’esprimere uno stato d’animo, e qui c’è tutto l’amore verso questo genere da parte di una band che sa il fatto suo e vuole continuare a crescere. L’ultimo pezzo che chiude Il Fuoco Sotto La Cenere, ultimo lavoro in ordine di tempo de Il Cerchio D’Oro, è un pezzo di Ivan Graziani del 1979, nel quale il grande cantautore ammoniva i giovani a non cadere in facili sogni, come la storia narrata che vede protagonista un ragazzo che preso da ardore, confonde i fuochi del campo con una improbabile battaglia per una causa. E se con Fuoco Sulla Collina di Graziani continua ad intrecciarsi con tutto il fuoco che emerge da questo bel lavoro, bene, a questo punto non resta altro che rimettere su di nuovo il cd, lasciarsi trasportare, soddisfati di aver ascoltato la band savonese che ha composto una storia ed un rock intriso di evoluzioni e passaggi davvero pregevoli che danno nuova linfa ad un progressive tricolore che in molti danno ormai per spacciato. Così non è perché il rock è come Thomas, ma è anche come Il Rock E L’Inferno, capace da sempre di trasmettere qualcosa che va oltre ….. come questo bel disco che ci hanno proposto di recensire.

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