Fugazi – Margin Walker

Se il primo lavoro di una band in genere ottiene quasi sempre da parte della critica qualche piccola insufficienza, con il secondo lavoro le cose, spesso, tendono a migliorare. Non è però questo il caso dei Fugazi che già con il primo omonimo EP fecero il botto. La storia di questa band, dal punto di vista compositivo, si avvicina un po’ a quella di Lou Reed quando affermava che erano sufficienti tre soli accordi per realizzare belle canzoni; probabilmente i Fugazi hanno preso alla lettera quanto affermato dal rocker statunitense, ed il fatto che anche loro appartengono alla stessa natìa patria,Washington per l’esattezza, li ha spinti a realizzare quel rock fatto di semplici e pochi accordi ma che resta dentro fino a spolparti l’osso. Il fatto poi che abbiano da sempre coltivato l’indipendenza anche nella produzione dei loro lavori, la dice lunga di quanta comunanza ci potrebbe essere tra i due artisti. Eppure, questo secondo EP dei Fugazi, che se ne dica, appare a nostro avviso simile al primo, non in senso negativo anzi si mantiene sugli stessi livelli facendo già notare quanto questa band sia “predestinata” a coniare musica che sarà esempio per molti che verranno. L’apertura del disco, affidata a Margin Walker sarà successivamente ripresa dal secondo pezzo, And The Same, che ha nella linea di basso un’insistente tam tam che si mischia con tecnicismo al coro in sovrapposizione. Con Burning Too molti critici avrebbero giustiziato diverse band, ma questo è un brano che appartiene ai Fugazi; loro, infatti il post-hardcore qui lo realizzano con sagacia e maestrìa … anzi, ne fanno una vera e propria scuola, non fa nulla se poi l’insegnante per un po’ di tempo resterà inascoltato, sarà il tempo, anzi lo è già stato a dargli giustizia perchè molti di quei passaggi a chi, come noi, ascolta questa musica, se li ritroverà in un sterminato numero di gruppi. Quando arriva il turno di Provisional sembra di trovarsi su un tappeto volante di voci che colpiscono in particolare nelle sezioni in cui sembrano volersi librare nel vuoto (?). Chitarra a stacchetto e traccia nevrotica rendono Provisional un pezzo quasi vicino al gioiello. Di questo lavoro, non troppo intenso, resta comunque la bella traccia di apertura, Margin Walker, pezzo fantastico che potrebbe – o forse lo è già – assurgere a classico perché assolutamente fantastico. Margin Walker è un vero e proprio classico di hardcore con riferimenti ad altre grandi band quali i Sonic Youth con la differenza, che tra l’altro gli accomuna al su citato Lou Reed, che la loro è una musica d’asfalto, di quella urbana, da grande città che sputa nevrosi, rabbia, violenza e così via. E proprio in tal senso, Promises ci sembra essere il massimo di questo coacervo di sensazioni che solo battendo le strade delle metropoli si può capire, così a New York come a Washington. Comunque sia, al di là delle nostre considerazioni, i Fugazi, con Margin Walker pur stoppandosi un po’ dopo lo scoppiettante esordio, fanno un silenzioso passo in avanti, più produttivo che mai e probabilmente anche più qualitativo. Ma se si riflette sulla base di questa band, almeno quella strumentale fatta di batteria, basso e chitarra, si riesce bene a comprendere quanto la loro musica abbia dato ad altri che si sono limitati al trio basilare per diventare anche piccole meteore, cosa questa non accaduta ai Fugazi.

Ti potrebbe anche interessare