Fugazi – Repeater

Con la pubblicazione di questo disco si capisce da subito che i Fugazi, stanno davvero crescendo sotto tutti i punti di vista. In primis quello dell’aspetto più peculiare che li contraddistingue, e cioè quello di essere i portavoce di un messaggio politico destinato a tutta la gioventù americana; in secondo luogo quello di aver praticamente bruciato in poco tempo dalla loro nascita tutte le tappe di quel punk che è finalmente diventato adulto e che ora vede la giovane band essere davvero l’alfiere di quel post-hardocre,  genere che fa più che mai breccia. Repeater  è in effetti il vero e proprio album che porta una generazione a prendere consapevolezza di ciò che la circonda, ma è anche musica che è stata capace di crescere in maniera consapevole abbattendo tutti gli steccati imposti dall’industria di genere in quel periodo. Ed è proprio musicalmente parlando che con Repeater i Fugazi riescono a fondere la violenza del punk in momenti di vero e proprio lirismo che si rispecchiano in passaggi molto più policromi. A conferma di ciò è sufficiente sentire come il martellare della batteria diventa il limbo unico dove le chitarre possono, finalmente, sfogare tutti i loro dialoghi che diventano poi il vero e proprio pentagramma dove cucire a proprio piacimento le voci. Un lavoro certosino che se non è frutto di esperienza, di certo è capacità ed allo stesso tempo possesso di tecnica da parte dei quattro musicisti che non si lasciano pregare quando si tratta di comporre. E’ vero che le chitarre qui sono davvero smisurate, ma quella è proprio la grandezza dell’hardcore che è capace anche di miscelarsi a suoni più vellutati e capricciosi. E se esiste un modo di far sentire la propria voce, Repeater è il giusto disco perché quasi tutti i brani contenuti in questo lavoro sono personificazione di quello che realmente la band vuole rappresentare, e lo fa a dismisura con un sound tosto al punto giusto ma fatto col cuore … e la testa. Qui c’è proprio tutto: suoni, testi, messaggio politico ma c’è soprattutto rivolta di un’intera generazione contro quello che era allora l’establishment del potere sia politico che di altro genere. In Repeater i Fugazi montano ma allo stesso tempo distruggono tutto, dal rock al reggae, al dumb, allo stesso hardcore ch si veste di nuovo diventando di fatto una vera e propria concezione stilistica, ma che si tocca con mano e che quando arriva al cervello propone idee concettualmente diverse dalle solite. Potremmo addirittura pensare che in questo disco ci sia una sorta di premonimento di quello che diventerà poi l’indie più classico, ma per affermare ciò occorre riascoltare tutta la discografia dei Fugazi che sono davvero gli alfieri di un nuovo genere ormai alle porte. Andando a rileggere dopo tanto tempo le diverse cose che possediamo dei Fugazi, ci siamo accorti che qualcuno ha anche detto che la band è stata l’artefice del psicodramma postcore (!), ma se dobbiamo parlare di ciò è utile sottolineare che questa band, le sue battaglie ha saputo condurle in diversi modi: dapprima partendo con l’autoproduzione, poi col tempo impadronendosi del messaggio, che molti invece in quel periodo propugnavano, vale a dire quello di astenersi completamente dall’uso di droghe o alcool e così via. Insomma una sorta di integralismo a dispetto di ciò che in quegli anni girava nel mondo del rock, e non solo in quello. E dal primo all’ultimo brano di Repeater, quello a cui assistiamo è la vera e propria stesura del manifesto politico dei Fugazi. Il loro nome è da tempo il simbolo di indipendenza da tutta quell’industria discografica che mira solo a fare soldi, a giocare ruoli di potere, e l’indipendente di questa band ha fatto si che qualcuno di loro, come Ian MacKaye portasse poi la propria esperienza negli anni novanta nei Sonic Youth ed in altre band. Solo i Fugazi, quindi, potevano concepire lavori come Repeater e lasciare l’impronta sonora Post Hardcore sul terreno, un’impronta che sarà raccolta in futuro da nuove band che giungeranno. Come qualcuno disse in un famoso film, “oggi si fa la storia”, ed i Fugazi l’hanno fatta davvero e questo lavoro non può mancare nelle discografie al di là che lo stesso contenga poi Song#1, Joe#1, Break-In delle quali abbiamo già parlato in altra recensione. E mettetelo più spesso questo disco sul piatto.

 

 

 

 

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