Banco del Mutuo Soccorso – Io Sono Nato Libero

Ci sono degli album che quasi sempre risultano essere fondamentali nell’evoluzione musicale di una band. Questi album poi diventano veri e propri capisaldi sia nelle discografie del gruppo che in quelle di genere e, tra questi, quando parliamo del Banco Del Mutuo Soccorso, poi semplicemente Banco, Io Sono Nato Libero rappresenta un’evoluzione in positivo non solo per il gruppo di cui ci stiamo occupando ma del progressive italiano tutto. Pubblicato per l’etichetta Ricordi nel lontano 1973, l’album coincide con l’ingresso nella formazione di Francesco Di Giacomo di Rodolfo Maltese, considerato poi a giusta ragione uno dei musicisti più importanti per il rock italiano insieme ai fratelli Nocenzi. Io Sono Nato Libero fa da subito notare l’enorme crescita ed i nuovi percorsi musicali ai quali il BMS intende dedicarsi nonostante i primi due lavori, Banco Del Mutuo Soccorso e Darwin avessero già precorso quelli che saranno poi i tempi e la crescita incommensurabile di questa formazione unica non solo in Italia, ma anche all’estero. Rodolfo Maltese contribuirà notevolmente a questa nuova avventura non solo come degno sostituto di Marcello Todaro, ma anche per le capacità musicali possedute che concorreranno, e non poco, a forgiare il nuovo sound della band romana. Il tema principale affrontato nell’album, che però si allontana dalla concezione di un album concept, è quello della libertà, argomento che ritroveremo spesso e volentieri anche nei successivi lavori. Già dal pezzo di apertura Canto Nomade Per Un Prigioniero Politico si capisce dove la band intenda arrivare, ed è opinione comune che questi sia davvero uno dei pezzi più interessanti mai composti dal BMS perché tratta delle angosce che un uomo incarcerato, per motivi ideologici e politici, vive quotidianamente rendendo di fatto il brano un vero e proprio inno alla libertà di pensiero su cui si basa poi tutto il principio delle libertà individuali, un tema questo, ancora oggi al centro dell’attenzione se ci si guarda un po’ intorno. Insomma, un vero e proprio testamento politico di un condannato in attesa di esecuzione. Il brano, come probabilmente era nei pensieri della band, diviene presto il vero manifesto del rock progressivo tricolore con suoni di chitarre acustiche, tastiere e sintetizzatori capaci di alternarsi, incontrarsi, fondersi ed esplodere come spesso accade nelle suite progressive, ma qui quello che ne emerge e la grande capacità tecnica sia della composizione che dei musicisti …. che non sono certamente alle prime armi. Ed accade lo stesso per il successivo Dopo … Niente E’ Più Lo Stesso che sembra indissolubilmente legato al primo pezzo di apertura. Di certo, questi sono probabilmente i brani più politici dell’intero lavoro che esprime anche la posizione più politica della band, motivata da quegli anni settanta che in Italia hanno rappresentato molto per l’evoluzione politica del paese. Quando arriva poi il turno di Non Mi Rompete si capisce da subito che questo è destinato a diventare uno dei cavalli di battaglia della band, sia per la sua orecchiabilità, sia per il suo scivolare sul pentagramma, sia per il finale che è capace, non solo nelle esibizioni live, di coinvolgere in modo quasi maniacale chi lo ascolta.  Con La Città Sottile sembra invece di assistere ad una vera e propria opera letteraria che vaga tra l’impotenza umana di fronte alle macchine e l’incapacità di governarle, un pezzo ben sostenuto da un pianoforte suonato con maestrìa e padronanza unica, ed i questo Vittorio Nocenzi è sempre stato un maestro. Con Dopo…Niente E’ Più Lo Stesso, ancora una volta si ripiomba nella concezione della guerra come strumento inutile per risolvere qualsiasi problema, e qui la voce di Francesco Di Giacomo, che ci manca molto, si fa davvero unica e sublime nell’esprimere quel senso di sofferenza che la band intende trasmettere con il brano ma anche con tutto il disco. A chiudere degnamente questo lavoro Traccia II, brano interamente strumentale che, se ce ne fosse ancora bisogno, rafforza l’idea che qui ci si trova di fronte ad un gruppo dalle sonorità classiche si ma dalle capacità compositive uniche, oseremmo dire epiche. Ma possiamo certamente affermare che oltre alle sonorità proposte non sono da meno i testi, curati nella stesura ma allo stesso tempo incisivi perché capaci di penetrare nella mente di chi ascolta grazie alla maturità con cui trattano il tema fondamentale della libertà, ma grazie anche alla capacità di trasmettere immagini uniche. Io Sono Nato Libero è un album che non può essere limitato a concetti prettamente musicali sì, perché qui, e penso in molti saranno d’accordo, si parla di una vera e propria opera concettuale unica nel suo genere come unico lo è sempre stato il Banco Del Mutuo Soccorso.

 

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