Fugazi – The Argument

Dopo la pubblicazione di Instrument, il film documentario sui Fugazi, la band di Ian MacKaye e Guy Picciotto, quelli che hanno traghettato punk e hardcore nell’era del post rock, pubblicano nel 2001 The Argument, il loro settimo album che esce a ben tre anni dal bellissimo End Hits. L’album si presenta con un’introduzione brevissima che è il preludio ad un prosequio di fuoco. The Argument, è l’ennesima manifestazione dell’espressività dei Fugazi ma è anche la conferma delle nuove influenze che traghettavano il sound del gruppo verso una musica con sonorità post. Ma l’album è anche la manifestazione “politica” di una formazione impegnata socialmente e non solo musicalmente. Già dalla copertina si capisce questo senso del “politico” con l’immagine che propone due braccia estese che sono le rappresentazioni della giustizia e dell’illuminazione, un chiaro riferimento a quella statua della libertà che sembra essere in grado di passare il simbolismo libertario (e liberatorio) ad altre mani impazienti di accoglierlo. Ma esaminando ancora la presentazione grafica di The Argument dall’interno dell’album spunta l’immagine di un nome e di una data sovrascritta sul terreno, un nome che coincide con quello di Sandra Scheuer, e la data della sua morte, 4 maggio 1970, giorno in cui venne assassinata mentre andava a scuola durante le proteste contro la guerra in Vietnam, vittima innocente di un governo e di un potere sbagliato. E questo tema “politico”, questo senso persecutorio, ricorre in tutto il disco che è un’ulteriore opera d’arte musicale ma anche sberleffo contro quel sistema di potere a stelle e strisce,  un’opera che non si limita a dare sensazioni, ma spinge a riflettere, come è sempre stato nello stile dei Fugazi. Ed è proprio la musica che diventa coerentemente capace di trasmette un messaggio di preoccupazione grazie allo sfodero di quell’intensità sonora che solo i Fugazi sanno rendere; infatti la miscela di un punk in via di ulteriori sviluppi, e le nuove sonorità che coinvolgevano i Fugazi rendono The Argument un nuovo e significativo apporto alla musica che in quel periodo si stava espandendo invadendo l’intero pianeta rock. In questo lavoro tutto si fonde con i suoni degli strumenti, nessuno viene lasciato solo anz,i i singoli componenti sono alla fine coesi a tal punto da sembrare una vera e propria orchestra “rock” che dà a tutto The Argument il senso di una coesione unica. L’interazione tra le guitars di MacKaye e Picciotto sono davvero superbe e lo dimostrano brani come Epic Problem e Strangelight,  ma non sono da meno Full Discloure o Ex-Spectator, come non lo è da meno tutto l’album il cui suono e le parole sono la forma ed il veleno che lasciano la propria impronta in chi ascolta, nulla a che fare con quel punk che non conosce atmosfera o suggestione ma solo rabbia. Qui c’è si rabbia, ma è una rabbia ragionata per raggiungere un obiettivo “politico”, non solo contestazione quindi, e lo si riscontra anche nei testi che si pongono una serie di domande sulla società “I lay my head/a hundered plans to fortify beige concrete foes on for miles/hiding cities under it/fill my mouth with non-mouth spit/….Depongo la mia testa in un centinaio di piani per fortificare i nemici di cemento beige per miglia/ nascondendo città sotto di esso/riempi la mia bocca di non-bocca” un pezzo questo che interpreta la produzione e l’urbanizzazione di una città che comanda, e che uccide. E basta questo a dimostrare quanto i Fugazi siano ormai divenuti una vera e propria istituzione musical-politica, capace di mettere di fronte alle proprie contraddizioni l’America ed, il potere, ma sono anche quella band che ha influenzato con i suoi lavori sia la propria che le generazioni future. The Argument spiazza ancora una volta nonostante i Fugazi siano cambiati, il loro sound si fa riconoscere nell’immediato anche se non sono quelli di una volta. Non sono un gruppo che idolatra il dio denaro, non vogliono far soldi con il loro mestiere anzi, la loro è musica che si fa idea, pensiero, linea politica e sono davvero poche le formazioni che possono vantarsi di tanto. E scusate se è poco. Ascoltatelo questo The Argument, ne capirete tutte le motivazioni perché, nonostante tutto, suona ancora attuale anzi, di questi tempi, lo è ancora di più. Alla faccia di Mr Trump.

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