Parco Lambro – Parco Lambro

Con un disco registrato tutto in presa diretta i Parco Lambro piombano nel panorama musicale italiano mostrando già da questo primo lavoro di che pasta son fatti. Finalmente qualcosa di buono si muove tra psichedelia, jazz ed incursioni sonore diverse. Ne vedremo delle belle.

Un disco autoprodotto e tutto in presa diretta. C’è poco da fare, questo esordio dei Parco Lambro è un’ottima premessa di quanto potrà accadere in futuro. E dal cd che è in ascolto si capisce bene come questa band sia in grado di fondere al bel rock prodotto tanta di quella sonorità jazz che ha reminiscenze lontane. No non siamo al Re Nudo, il famoso festival del 1976 al Parco Lambro di Milano, ma le atmosfere che questi ragazzi ci fanno respirare, ci rimandano indietro a tempi lontani quando la musica era anche uno status “politico”. Certo molti passaggi hanno il sapore dei vecchi Vand Der Graaf Generator o loro simili, ma ci sono anche incursioni alla John McLaughlin fautore di quelle sperimentazioni fusion che hanno lasciato tracce indelebili in tutta la musica a venire. E non dimentichiamo la presenza di atmosfere alla Barrett che ci hanno lasciato meravigliati. Parco Lambro è un disco che dall’inizio alla fine è concepito per scalfire non solo i timpani ma anche il palato. Eh si perché produzioni di tal genere non ne ascoltavamo da tempo, o meglio, li abbiamo ascoltati dai mostri sacri, ma un gruppo esordiente come questo si merita ben presto di sfornare un’altro piacevole lavoro. I Parco Lambro sembrano venire da una sorta di universo parallelo, quello stesso universo tante volte immaginato e messo in atto da un certo Bowie che ha saputo, da quell’universo, prendere tutti i personaggi che hanno contribuito poi a fare dello starman un’icona incontrastata. Ma a parte queste considerazioni il fatto che in un’intervista questi ragazzi abbiano dichiarato che sono stati album come In Utero dei Nirvana e Rock Bottom di Robert Wyatt a forgiare la loro formazione musicale, la dice molto sui gusti e sulle influenze subite che hanno incorporato poi nel proprio dna. Attenzione però alle sfumature dell’album perché qui è possibile trovarvi anche suoni di un bel progressive più elaborato e maturo che gli appassionati del genere ben conoscono. Il disco è una sequenza musicale composita che evoca il caos, quel caos che abbiamo trovato nei nostri studi passati ma che qui passa come quella definizione che soprattutto nella fisica del novecento determinò la convinzione che il caos è una funzione della casualità che genera strutture ricche e complesse che nell’ordine trovano la specificità. Insomma una musica quella dei Parco Lambro che viaggia tra caos, frequenze dissonanti e sequenze primordiali per generare uno splendido connubio di suoni che danno poi origine ad una produzione coi …. baffi. Il pezzo di apertura di Parco Lambro, #5, è caratterizzato da suoni oscuri ma forti con chitarre che distorcono e la sezione fiati che naviga ben oltre le trame dalla cadenza irregolare. La prima suite vera e propria che incontriamo “Nord, Pt 1” e “Nord, Pt 2” evolve tra strutture aperte e sospensioni sonore che aprono poi ad un’assolo di chitarra dal carattere autenticamente psichedelico con una batteria che scuote ma che verso il finale si distende lentamente a completare la chiusa di un pezzo elettrizzante. E se Not for you apre all’inserimento della voce, che sarà l’unico pezzo a contenerla, con Notturno si passa alle fusioni tra jazz e psichedelica con tanto di ricerca di nuove situazioni musicali per poi giungere all’ultima suite qui contenuta, Ibis, traccia piena di un funk e di un jazz alla perpetua ricerca di nuove sonorità e sfumature. Se non fosse per la mancanza della voce mi spingerei a dire che i Parco Lambro possono diventare, strumentalmente, degni eredi degli amati Area ma per arrivare a ciò devono faticare molto, non lasciarsi ammaliare dalle belle parole, pensare che la musica è soprattutto ricerca e, cosa fondamentale, restare semplici. Ma sarà il secondo disco a dire la verità sui Parco Lambro, già, tutta la verità null’altro che la verità. Per ora non giuriamo …. speriamo per questi ragazzi.

Clarissa Durizzotto: sax alto

Mirko Cisilino: trombone, farfisa, moog, nordlead

Giuseppe Calcagno: chitarra, basso, microbrute

Andrea Faidutti: chitarra, basso, voce

Alessandro Mansutti: batteria

 

https://www.facebook.com/parcolambroband/

https://soundcloud.com/parco-lambro

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