Gli Afar Combo e … Majid

Poche note e niente più per lasciarsi trasportare nei viaggi metropolitani ma anche sperduti che gli Afar Combo propongono con Majid.

Non li avevamo ancora ascoltati e già ce ne pentiamo, ma ci sarà tempo per ascoltare anche il loro debut album di questi Afar Combo che ci hanno riportato indietro nel tempro quando il jazz pulsava dalle nostre casse stereo (non è che ora sia da meno), meno infarcito di quella world che comunque sia è musica dei nostri tempi. Con Majid però abbiamo un disco dei nostri tempi, tempi in cui l’intercularità diventa fondamentale, colmo di quella musica sincera e fresca oggi sempre più rara nei prodotti discografici, un lavoro che dimostra di non giocare su strutture prefissate ma che lascia intravedere una profonda ed illimitata creatività. Già dall’apertura si ritorna indietro alle atmosfere più calde grazie alla tromba di Mirko Cisilino che sembra aver invaso la propria vita di quel Miles Davis più leggero che conosciamo; il disco è concepito come i tempi in cui viviamo colmo com’è di quei frequenti cambi di stile, sempre azzeccati, come dimostra il pezzo di apertura, Rokia, che desta curiosità ed una notevole dose di battiti lenti delle mani sulle gambe di chi ascolta. La proposta che ci giunge da Music Force è davvero una sorpresa e ci rendiamo conto che le sorprese sono quelle che si trovano in modo sterminato nelle maglie della rete anche se non tutte riescono poi a catturare la nostra attenzione considerato che ciò che facciamo è una passione. Come quella passione  che Majid emana da ogni sua traccia, solchi che giocano su ricerche ben più ampie che passano anche attraverso il blues di mondi lontani e che fanno sognare anzi, ricordare, i nostri viaggi alla ricerca dei ritmi delle tribù desertiche per raccogliere quella linfa necessaria agli approfondimenti dei nostri studi sugli afro ritmi. La cosa che ci colpisce di più di questo lavoro però è catturato dall’inconsueto gioco che chitarra e tromba inseguono, sostenuti da un groove dove le percussioni non sbavano mai anzi si mantengono in perfetto stile “io ci sono … ma voi fate pure”. Prendete ad esempio Detto al mare, che secondo la nostra personale opinione è uno dei pezzi più affascinanti, tra ritmica e tromba lascia ampio spazio proprio alla chitarra elettrica di Alan Malusà Magno che gioca con una struttura ritmica ben sorretta dall’suo delle spazzole sul rullante da parte di Marco D’Orlando, sempre bravo nell’azzeccare quel sostegno ritmico necessario a far brillare la totalità dei suoni. Il disco continua su questi intrecci di partiture soffici, a volte movimentate, in altri moment,i come dimostrato in L’Oracolo, una vera e propria concezione di jazz d’alta scuola (e scusate se è poco!). Ma il bello di questo disco sta nella perfezione dei suoni che, grazie anche alla bella produzione, dà i risultati che la band di certo si aspettava, ed anche l’ascoltatore più incaliito non potrà esimersi dal riconoscerlo. Ma Majid non è assolutamente questo caso limite, Majid è un cd che va ascoltato dall’inizio alla fine, e fate bene attenzione, non in cuffia perché ne perdereste la vera qualità, un volume non eccessivo vi aiuterà meglio ad intercettare le atmosfere morbide e vellutate che gli Afar Combo propongono, come in L’Oracolo, che è un lavoro davvero qualificante per una band che ha l’obiettivo di fare solo della buona musica. Non voglio tediarvi più di tanto con la descrizione dei nove pezzi che costituiscono Majid, voglio invece suggerirvi di procurarvene una copia, scartarla, ascoltarne il contenuto e poi….non ditemi che avevo torto nel decifrare un disco che, pur allargandosi al jazz ed alla world affonda anche nel blues e nel rock come pochi hanno saputo produrlo. Poche note e niente più per lasciarsi trasportare nei viaggi metropolitani ma anche sperduti che gli Afar Combo propongono con Majid.

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