East Of Eden – Mercator Projected

Mercator Projected è un album che arriva nel 1969 periodo in cui la musica ha oltrepassato quell’invisibile confine esistente tra il progressive più classico e le atmosfere più avanzate della sperimentazione. Infatti, proprio quest’album degli East Of Eden è stato l’artefice di quel passaggio musicale anche se, in modo inusuale, resta un lavoro piuttosto oscuro. Tutto questo perché, ad un ascolto attento si capisce subito quanto le influenze hard psych fine anni sessanta siano ben radicate in questo disco così come lo è quell’improvvisazione jazzistica, quasi selvaggia, che successivamente sarà stemperata anche da altre band fino a giungere, negli anni settanta, ad un’integrazione perfetta con il prog. E come non paragonare quest’album ai debutti di band quali King Crimson e Van Der Graaf Generator? Come non sottolineare il notevole contributo di Dave Arbus che mette le ali al violino ed al flauto? Le atmosfere progressive qui si dilatano in un complesso psychedelic rock che rende alcuni passaggi davvero memorabili per il modo in cui sono stati concepiti. Purtroppo, e diciamo purtroppo, ci sono anche momenti da dimenticare subito, come quel Centaur Woman, probabilmente il brano più brutto di tutto il disco, che sciorina un groove abbastanza stupido così come lo è quel lungo assolo del basso di York che tenta di dare al pezzo un po’ di diversità.

L’apertura del disco, affidata a Northern Hemisphere, porta la band sulle piste dell’hard rock prima di spingersi con Isadora lungo strade ben diverse che portano dritte a Waterways che è invece, con la sua angosciante melodia, sostenuta dal violino elettrico, un passaggio progressive molto ricercato in particolare nella parte centrale del pezzo, dove si viaggia su binari di vero e proprio jazz psichedelico. E se Centaur Woman è un pezzo certamente da dimenticare perché troppo spinto alla ricerca di un blues vago, con Bathers è come ripiombare in quelle atmosfere alla Moody Blues caratterizzate dal tipico sound East Of Eden che nulla ha da invidiare ai grandi di quel periodo. E mentre Moth è un altro viaggio psichedelico stile anni sessanta, In The Stable Of The Sphinx diventa un meraviglioso pezzo strumentale che dimostra appieno le capacità degli East Of Eden. Mercator Projcted è un disco dal carattere angoscioso, il rock sembra voler tendere verso la luce ma invece si catapulta in passaggi psichedelici che sono davvero sorprendenti, cui vanno ad aggiungersi quelle influenze classiche, anche orientaleggianti, che richiamano tutta un subcultura che nel 1969 era in pieno fermento. E non mancano anche i classici riff blues della chitarra di Nicholson che si trascinano lentamente, fino ad esplodere, in quei tipici suoni alla Hendrix.

Mercator Projcted è da considerarsi alla stregua di un capolavoro perché capace di inglobare stili e culture musicali diverse per diventare, da subito, un caposaldo del progressive di sempre. Ma è anche un capolavoro a pieno titolo “senza tempo”, avvincente ed esemplare. Potremmo anche spingerci oltre dicendo che Mercator Projcted è un disco molto vicino all’album bianco dei Beatles, ma qui davvero non sappiamo chi delle due band potrebbe subirne un torto. Non siamo quelli che devono giudicare, sicuramente possiamo essere quei suggeritori di ascolti che non si possono né si devono assolutamente perdere. Tra suoni orientali, progressive, psichedelia, rock sperimentale ed avant-prog non ci sembra assolutamente vero che questa produzione sia stata realizzata nel lontano 1969. Dicono che i tempi siano cambiati, già, probabilmente lo sono, ma la buona musica, quella non cambia mai. Ecco Mercator Projcted è davvero un album di buona musica, da ascoltare tutta d’un fiato. Se non ce la fate, usate bombole ad ossigeno perché ne vale la pena.

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