Atomic Rooster – Atomic Rooster

Il sonno della ragione genera mostri è un’acquaforte realizzata dal maestro della pittura Goya, nel 1797, ed il significato di quel dipinto lo troviamo in una frase che lo stesso artista ebbe a pronunciare in uno dei suoi famosi scritti: “La fantasia priva della ragione genera impossibili mostri: unita alla ragione è madre delle arti ed origine di meraviglie”. Sono certo che ora i nostri lettori si staranno chiedendo cosa ha che fare Goya con l’esordio discografico degli Atomic Rooster che nel 1970 pubblicano l’omonimo album, appunto, Atomic Rooster. Allora, diciamo che il discorso è ben strutturato, infatti, se la fantasia può generare impossibili mostri, nel caso della band inglese degli Atomic Rooster la nascita di un nuovo animale progressive influenzò è sviluppò direttamente altri mostri sacri che a loro si ispirarono. Basti a ciò citare gli E.L.&.P. i cui componenti provenivano da altrettanti dinosauri del rock quali i Nice, i Crazy World di Arthur Brown ed appunto gli Atomic Rooster. Formatisi durante il periodo di concepimento del progressive, gli Atomic Rooster nel pubblicare questo loro esordio realizzano quello che in molti considerano il vertice assoluto della loro produzione, Atomic Rooster. Già dal primo brano, Friday 13th, si capisce quanto questa band inglese sarà influente in futuro; infatti, alla voce piena di energia di Nick Graham, le tastiere, ed in particolare il pianoforte, di Crane si fondono con la ritmica del basso facendo già capire quanto, proprio Crane sarà fondamentale per la band. Qui il rock è davvero eccellente anche se melodico,  ma lo sarà anche in Winter, altro pezzo da non trascurare in questo album perché tutta la musica gira su quegli strumenti che sembrano davvero passeggiare saltando, come di fatto fanno, da un hammond ad un flauto, ad una chitarra. Nonostante però i notevoli sforzi di fusion tra progressive inglese e un funk stile America, questa uscita sembra in realtà essere più radicata nella scena psichedelica anni sessanta. I ritmi. quanto mai ricchi di tastiere, sono un omaggio a band come i Procul Harum e gli stessi Deep Purple anche se va poi sottolineato che Atomic Rooster è l’album che forgerà il futuro sound della band. Probabilmente, nel sound originato in questo disco, vi è una esagerata presenza dell’organo a discapito della chitarra che diverrà poi il vero strumento del rock, ma questa scelta forse fu dettata dalla necessità di rendere il lavoro più vicino alla psichedelìa che ad un progressive vero e proprio. In questo disco le tracce migliori sono quelle più complesse quali Friday 13th, S.L.Y. e Before Tomorrow che rendono alla perfezione quanto accadrà poi con il successivo lavoro. E’ nostra opinione però che Atomic Rooster sia un album un po’ incoerente  e probabilmente ciò è dovuto al fatto che alcuni pezzi sono davvero smaglianti mentre, altri, lasciano un po’ a desiderare come ad esempio And So To Bed che non ci dice molto dal punto di vista stilistico. Comunque sia, Atomic Rooster, disco d’esordio di questa grande band, è l’album in cui la formazione cerca la propria identità, un gruppo che viaggia tra i suoni seminali di un hard rock-metal-heavy-progressive dove i lampi di genio sono quelli imbastiti dalle tastiere di Crane. Nonostante un esordio difficile e tenebroso, il suono che gli Atomic Rooster imbastiscono per questa produzione number one è intriso di soul e raffinatezza, ma anche di tanto virtuosismo, quella maestria che porterà poi alla nascita di grandi band che con l’ abilità strumentale  hanno sempre avuto a che fare. Insomma gli albori del progressive rock virtuoso, anche se tra alti e bassi, li possiamo davvero trovare tutti qui. Che sia un caso che il gallo diventi atomico?

 

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