Cressida – Asylum

Dopo l’album di debutto che prometteva già grandi cose, i Cressida sfornano una seconda produzione che sembra possedere un mantra alquanto diverso grazie ad un contenimento più musicale ma che a tratti pesenta un suono confuso e più rarefatto. Nonostante ciò le tracce contenute in Asylum sono comunque da apprezzare e su tutte spiccano le belle Survivor e Reprieved probabilmente inserite lì non a caso, ma anche con Lisa sembra che ci sia davvero tanta ispirazione da parte della band che prende a modello certi Savoy Brown da quasi pelle d’oca. Qui siamo di fronte ad un esempio  di genesi del rock prog-sinfonico di matrice britannica influenzato però da certe atmosfere beatlesiane arricchite dai colorati sviluppi musicali e ciò a conferma di una voce, quella di Angus Cullen che si avvicina davvero molto a quella di un certo Sir Paul Mccartney. Asylum è per buona parte il tipico prog rock anni settanta, musica che è guidata, anche qui, da un onnipresente hammond supportato da pianoforte, basso, chitarra e batteria ai quali sono aggiunti una piccola sezione di orchestra. E se la prima parte di Asylum è più vicina all’album d’esordio, la seconda parte, al di là di un paio di tracce davvero lodevoli e di qualità, scade un po’ nell’ovvietà più scontata. Tutto ciò basta comunque a farci definire questo lavoro un classico del progressive, ma non un classico qualunque, bensì un classico che si mantiene tale anche a distanza di tanto tempo. Questo lavoro a noi pare sia stato un po’ tralasciato nonostante il contenimento di una bella musica psichedelica ben combinata con gli strumenti a corda, e se Asylum che apre in modo abbastanza pishcedelico, Munich si pone piacevolmente ad essere ascoltata grazie all’inserimento di quel classicismo che, qui, è del tutto naturale. Un grande organo si presenta sopra ogni cosa ed anzi, sembra che Asylum sia stato tutto concepito su quei tasti che la fanno da padrone insieme ad una voce che mantiene alta la qualità di questo prodotto. Qui non c’è un punto preciso su cui puntare le proprie riflessioni, ma il disco realizzato da questi cinque ragazzotti inglesi ha un suono comunque accattivante che contiene un bel mix di rock-prog ma che in alcuni momenti sembra essere una sorta di jam session alla maniera dei Traffic, anche se qui siamo lontani da certi paradisi. Ma l’ascolto di questo album resta comunque un bell’ascolto: infatti è facile imbattersi qui in un album che sprizza tutte quelle eccellenze che verranno dopo per mano di altre band. Infatti i Cressida abbandoneranno le scene per lasciare spazio ad altre band, ma il loro resta comunque un lavoro sempre apprezzato dai tanti che, anche a loro si sono ispirati per produrre il proprio suono. Come non dire poi che a volte basta davvero poco a realizzare un capolavoro che resta nel tempo? Con Asylum infatti ci troviamo di fronte ad un album che non ha tempo, che non scade nell’ovvietà, un album che resta comunque un caposaldo di certa discografia “psichedelica” che verrà dopo ma che comunque aveva già dato i primi segni di vita. Asylum pur nella sua limitata bellezza è comunque un album che viaggia, è un lavoro che sa ben miscelare anche quel sound di stile canterburyano che non può essere tralasciato da nessun progrocker. Ma oltre al Canterbursy ci troviamo tanto bel prog sinfonico, sfumature jazz, momenti folleggianti, eppure nonostante ciò l’album sembra essere stato quasi dimenticato. Noi no perché i Cressida con Asylum hanno contribuito a mettere un’ulteriore tassello nella scala cromatica del progressive.

 

Ti potrebbe anche interessare