Eraldo Bernocchi – Rosebud

Eraldo Bernocchi per questo suo Rosebud, dopo aver coinvolto nel proprio progetto il percussionista degli Einsturzende Neubaten, FM Einhet, e la violoncellista inglese Jo Quail, produce con questo nuovo lavoro qualcosa di unico che si muove tra ambient, industrial e distorsioni per un viaggio del quale, come afferma egli stesso, non è stata decisa alcuna méta finale. Innanzitutto va chiarito che Frank Martin StrauB, più conosciuto con il nome d’arte FM Einhet è noto negli ambienti per essere uno dei migliori percussionisti in circolazione, capace di influenzare diversi musicisti, spingendoli a ricercare nuovi suoni che abbiano, quale fondamento, le influenze del periodo anni ottanta. Jo Quail nella sua musica è invece ispirata molto dalle arti visive e da altri compositori quali Barbara Hepworth e Georgia O’Keefe che hanno esercitato un’influenza chiave nelle sue combinazioni musicali, oltre a grandi compositori quali Debussy e Reznor. Queste influenze l’hanno condotta poi ad attraversare liberamente i generi del post rock, del metal e dell’elettronica ai quali è riuscita a dare nuova linfa. Quail ha iniziato i suoi studi musicali in tenera età presso il Centro per giovani musicisti a Londra giungendo poi, dopo la maturazione musicale, ad organizzare diversi masterclass e workshops interattivi su composizione e performance visive. Rosebud, uscito nel 2017 per la Rarenoiserecords, si presenta con sonorità particolari, di difficile assimilazione ma piene di concretezza musicale e di incroci tra quelli che sono i suoni metallici delle percussioni ed il violoncello, strumento che nelle mani di Jo Quail, emana vibrazioni molto vicine ai componimenti marocchini delle tribù tribali quali gli Gnawa, gruppo etnico discendente dagli schiavi sub sahariani, la cui musica svolge una funzione strettamente connessa a cerimonie e rituali proprie di questa popolazione, una musica che mantiene la sua carica ipnotica sia per chi la musica la suona sia per chi ascolta. E queste influenze esterne contaminano anche il distorsismo di Bernocchi, che naviga tra il blues minimalistico e la ricerca di nuovi limiti sonori, ponendo di fatto questo lavoro ben oltre le aspettative di un ascolto non attento. Rosebud è infatti un progetto che fa subito centro, difficile in futuro da riprodurre con un nuovo lavoro e per questo è come se fosse un lavoro a se stante, unico nel suo genere ed assolutamente da non perdere. Pezzi come Kangoo o la stessa Xanadu, ma anche The Inquirer, un vero e proprio ciclone elettrico, danno a questo disco il vero senso di una ricerca che va ben oltre. E Bernocchi fa bene a spingersi al di là delle solite musiche non fosse altro per quell’esperienza maturata con gli Obake di Massimo Pupillo bassista degli Zu, Metallic Taste Of Blood, Somma e Owls, quest’ultima rock band di Chicago che naviga tra math-rock e indie in una miscela davvero esplosiva. Le caratteristiche di Bernocchi in Rosebud probabilmente sono proprio quelle ricercate su queste basi dettate dalle esperienze maturate fin qui, praticamente imprevedibilità ed un’amore incondizionato per i contrasti. Se anche chi ci legge ama tutto ciò …. questo è davvero un disco da non perdere.

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