Oberon – The Sleep Produces Monsters

Con The Sleep Produces Monsters gli Oberon ci riportano indietro ad un rock che è allo stato puro.

Gli Oberon son una band di Padova formatasi  nell’autunno 2015. Il progetto nasce dalla necessità e dalla voglia di fare musica ed ascoltando i lavori finora prodotti, quello che più risalta alle orecchie sono le influenze che variano dal rock classico alla psichedelìa che non esclude una forte matrice stoner.Il loro primo lavoro, The Mountain of Fate, è datato 2016 ed è una loro autoproduzione che sin dall’inizio ha ricevuto ragguardevoli recensioni. The Mountain of Fate è un concept disc basato sul racconto di quelli che sono i miti greci più conosciuti ma palesemente rivalutati in chiave moderna. Il viaggio sonoro che gli Oberon propongono in questo lavoro è una sorta di riflessione attraverso la riflessione su temi quale l’avidità, la libertà, la ricerca di un impossibile da vivere, la guerra e l’odio che la scatena e così via, insomma una sorta di attraversamento riflessivo di quella che oggi è la rappresentazione della società moderna. Il secondo lavoro, che qui analizziamo, è invece ispirato da sonorità underground ma che si sostengono, tutte, con lo stile progressive degli anni settanta più orientato verso una musica dura e lo si percepisce benissimo attraverso quella spazialità heavy prog. Qui, anche i temi non si discostano molto dall’analisi fatta con The Mountain of Fate, anche se il concetto che l’album trasmette è relativa all’instabilità mentale dell’uomo che si lascia facilmente governare dalle paure e dalle angosciose visioni che la mente è in grado di generare. Time To Sleep, pezzo suddiviso in due parti, apre le danze di The Sleep Produces Monsters, presentandolo con un bel groove che ritroveremo spesso nei brani che compongono questo lavoro autoprodotto.

Ma non c’è solo il bel groove di cui parlavamo anzi, quello che qui ci colpisce immediatamente è la presenza di un rock come le grandi band degli anni settanta sapevano produrre. Certo, le influenze alla Uriah Heep si sentono, ma risaltano anche i suoni cupi alla Black Sabbath o alla Nazareth con una certa influenza alla vecchia maniera dei Wishbone Ash. Basti a ciò l’uso delle tastiere che richiamano un po’ anche i vecchi Deep Purple ma anche lo stesso Emerson degli esordi con i Nice. A conferma di ciò Visions che è davvero piacevole. A rimarcare quanto detto fin qui in The Sleep Produces Monsters l’uso delle chitarre diventa esplicito e considerevole in brani come Obsession che si sviluppa sul concetto che il miglior rock è quello che scaturisce dagli strumenti elettrici a corda e che qui fanno la voce grossa. Il bello di questo lavoro sta poi tutto nel fatto che l’assenza delle voci rende finalmente giustizia ad una musica che sta ritornando fortemente sulla scena internazionale. Si il progressive ha avuto un suoi sviluppo continuo, anche se tra alti e bassi, ma il rock, quello fatto di suoni chitarristici, di scorribande sul basso e di lunghe cavalcate sulle tastiere è rock allo stato puro, così come lo abbiamo conosciuto negli anni migliori. Gli Oberon con The Sleep Produces Monsters dimostrano quanto siano bravi e capaci di sviluppare sonorità che non hanno mai abbandonato il campo, anzi tornano sempre in auge. E di band come gli Oberon il nostro panorama ne ha tante, basta andare a scovarle, ascoltandole ci si renderà conto che la qualità nella musica poi è tutto. E qui, oltre alla qualità strumentale c’è anche quella qualità di produzione che lascia ai posteri lavori piacevoli ed in grado di essere prima o poi ripescati e riascoltati.

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