Quando il rock divenne polvere di stelle Parte III

Ha attraversato tutte (o quasi) le epoche del rock, ne è stato un’icona incontrastata, è stato dandy, trasformista, ambiguo, e quella strada di Londra che ne richiama i grandi momenti musicali è la copertina di uno dei suoi capolavori. Io ci sono stato in quella strada (potete sbirciare il mio profilo fb) e come me ci sono stati tanti altri per vivere l’emozione di un momento che è diventato storia, si, storia del rock. Come si fa ad andare a Londra e non recarsi lungo la Regent Street, tra Piccadilly Circus ed Oxford Circus, per poi accedere in Heddon Street dove una targa nera ricorda che proprio lì David Bowie, convinto dal fotografo Brian Ward, era sceso in strada per alcune pose fotografiche, nonostante il freddo pungente, che avrebbero poi dato corpo alla copertina di uno dei più grandi album di tutti i tempi, The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars. E se è vero come è vero che Bowie è stato il padrino di tanti movimenti, tra i quali il glam, la sua metamorfosi artistica lo porta a creare quella rockstar caduta sulla terra venuta a sconvolgere decenni di musica rock, e non solo quella. Ed è proprio Bowie a fare con questo lavoro il suo ingresso alla corte dei Tirannosaurus Rex, anzi di Marc Bolan, già a quel tempo stella del firmamento glam. Bowie infatti era già stato artista di spalla dei T. Rex durante la tournee del 1969 e fu proprio lì che maturò la sua teatralità ed il suo poliedrico essere del futuro. Ziggy Stardust è il personaggio inventato per annunciare il declino dell’occidente, ed è questo, tra ispirazione artistica e le ferree regole di mercato, che Bowie diventa Ziggy proiettandosi verso le più alte vette del rock. Infatti, solo un’artista così poliedrico e mutevole come Bowie poteva passare da The Man Who Sold The World a Life On Mars per diventare lo Ziggy alieno ed umano allo stesso tempo, ultima, forse,  vera rockstar di un mondo destinato ad essere distrutto. In undici pezzi Bowie si muove come in un racconto alieno, i brani che lo compongono sono vere e proprie perle di un’intensità assoluta e la musica varia con passaggi che vanno dal proto punk  al rock più che melodico, malinconico. Ed è qui che esplode tutto ciò che Bowie sarà e diventerà per il rock del futuro. Prendete ad esempio Velvet Goldmine, il film che diventerà il vero e proprio manifesto del glam, la descrizione della Swimnging London dove l’arrivo di colui che raccoglierà lo scettro del rock verrà visto come la comparsa sulla terra di chi si reincarnò nel nuovo Wilde. E se Bolan è stato il padre del glam rock, Bowie né è stato il principe incontrastato ed unico, colui che è stato in grado di attraversare epoche differenti rappresentandole con la maestrìa che fu di Lindsay Kemp, recentemente scomparso, che ha insegnato molto allo stesso Bowie e ad altri grandi del rock. Ma già l’anno prima, nel 1971, Bowie pubblica Hunky Dory, vero e proprio manifesto del glam che unisce folk rock degli albori insieme alla decadenza velvettiana per un mix di rock piacevole con pezzi che faranno epoca come Changes ed in particolare Life Of Mars? perla dell’uomo che cadde sulla terra. L’album è la parodia dei miti della società consumistica e diventa da subito un vero capolavoro per la sua poliedricità musicale che spazia tra glam rock ed altri stili che saranno, in futuro, più consoni allo stesso Bowie. L’aria che si respira qui è fatta anche delle influenze bolaniane che Bowie dimostrerà sempre di avere a cuore. The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars è un concept senza fronzoli, senza se e senza ma, è un capolavoro assoluto, uno dei tanti apici che Bowie ha voluto lasciare su questa terra e non come l’alieno venuto tra noi, ma l’uomo caduto sulla terra a creare scompiglio nella musica … e non solo in quella. Come Bolan, scrive Simon Reynolds, anche Bowie si lasciò travolgere dal mod, movimento incentrato sull’immagine al quale sia Bolan che Bowie, aggiunsero quell’androginia che conquistò i vari manager dell’epoca. Già, basti ciò a farci pensare ad un certo Lou Reed che in uno dei suoi pezzi del periodo, I’ll Be Your Mirror, cantato dalla musa di Warhol, Nico, ispirò in quel periodo lo stesso Bowie a scrivere The Mirror per un adattamento televisivo di Pierrot in Turquoise. Vite che si intrecciano, insomma, nella musica come in altre cose….. Ma se dovessimo dare una definitiva catalogazione a questa produzione bowiana, l’album potrebbe essere decifrato in “ascesa e caduta di polvere di stelle” che è di certo uno dei massimi livelli di espressione del glam rock dove la musica è anche travestimento, dove tutto sembra dare avvio ad una vera e propria influenza artistica che sfocerà in pezzi a dir poco unici nel loro genere. The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars è un disco storico, assolutamente imperdibile, leggendario quasi come lo sono stati molti altri lavori del miglior Bowie. Inoltre il disco è un prodotto dell’ansia che si viveva in quel periodo dettate da emergenze di diversi generi, dell’apocalisse, della cultura del pessimismo. Ma per Bowie, la fine non era imminente anzi, la prospettava come l’arrivo degli “infiniti”, degli uomini caduti per caso sulla terra a dettare un nuovo modo di concepire la vita. Ecco perché The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars è un vero e proprio manifesto dell’epoca così come Ziggy Stardust, la title track di questo disco, è davvero un classico, una musica mai ascoltata prima di allora, piena delle influenze del periodo dove glam fa rima con rock, teatro, mimica, travestimento, ambiguità. Ma sarà anche un esempio che in molti seguiranno …. lo capiremo leggendo le recensione dei dischi più importanti di alcune delle band che il glam  lo hanno plasmato con il rock: T. Rex, Slade, New York Dolls, Ian Hunter, Roxy Music…e così via. Seguiteci, non ve ne pentirete.

 

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