Roxy Music – For You Pleasure

E’ il 1973, siamo nel periodo d’oro del glam rock dove a farla da padrone sono i lustrini, le ambiguità e le sonorità diverse dal rock classico. Qui tutto è un luccichio, uno scintillare cui ha contribuito in modo notevole l’indimenticato Marc Bolan, quello dei T. Rex, l’artista che più di tutti ha contribuito a forgiare questo nuovo stile al quale molte formazioni si rifanno.  Di geni, quel glam ne conosce già tanti, ma lui è sopra ogni cosa, Bolan è il maestro che ha dato luce a questo nuovo modo di fare rock, uno stile nel quale ci ritrovi gente come Bowie, Lou Reed, gli Sweet, e tanti altri. E su quella strada luccicante arrivano anche loro, un po’ diversi ma sempre ambigui nell’essere, anche se la musica, qui, è tutt’altra cosa. Per le strade di Londra si respirano lustrini, trucchi, poi come d’improvviso appare anche Aladdin (Sane) ed il rock metropolitano di Reed che si tinge il volto e dimostra la sua promiscuità. C’è tanto da sperimentare in quel periodo, e non sono da meno i Roxy Music che con Brian Eno, Phil Manzanera e Bryan Ferry mescolano suoni che fanno letteralmente rabbrividire per come sono fatti e per il modo in cui si inseguono. La loro creatura si chiama For You Pleasure, un album fatto di toni armoniosi e vellutati, ma sono anche suoni sostenuti dall’impronta chitarristica inconfondibile di Phil Manzanera e dal sax di Andy MacKay, musica che fa viaggiare nel patinato e nella decadenza del rock, quello inglese in particolare. Tutto qui è un ridondare di capolavori unici, come lo è di fatto tutto il disco; l’avvio con Do The Strand è già capolavoro con un sax ed un piano che danno lustro alla voce di Ferry giocando con un continuo alternato sostenuto da una batteria usata alla perfezione. Su questa linea si  muove anche Beauty Queen, un pezzo che Ferry trasforma con la sua voce in quel glam unico che conosciamo, un vero delirio di genere. Ma i Roxy Music sanno essere anche autoironici e lo dimostra la superba Every Dream Home altro pezzo che forgerà un’epoca nascente, anzi un genere in costante evoluzione. Poi il vero e proprio capolavoro che non è la tanto rinomata For Your Pleasure che tutti conoscono, ma quella Bogus Man che è un fantastico viaggio nella metropoli londinese o di una città dove le luci dei neon, gli angoli oscuri ed i vicoli nascondono un pullulare di perversione ed ambiguità. E poi c’è lei, in copertina, una giovane Amanda Lear in tacchi a spillo che, con al guinzaglio una pantera nera, descrive con la sola presenza l’ambiguità ed il vivere sul lato selvaggio delle strade di Londra. E non è un caso se Pitchfork Media inserirà quest’album all’87° posto nella classifica dei migliori LP degli anni settanta, come non è un caso se proprio in occasione della pubblicazione l’album si posizionerà al quarto posto nelle classifica britannica di vendite. Ancora oggi, For You Pleasure, è l’album che non manca nelle raccolte dei rockofili perché è una produzione unica che ha dato una svolta a tutto il glam rock del periodo ed al rock che di lì a poco verrà. Sarà, ma artisti come Manzanera, Ferry ed Eno li vorremmo tutti rivedere ancora insieme, e non solo per questo capolavoro, ma per tutta la musica che hanno creato in quell’epoca e in quelle che son venute dopo. Qui si parla di mostri …. sacri direi.

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