Funnets – Wanji

Quella che abbiamo appena finito di ascoltare è la produzione di una band nostrana che dimostra appieno come più generi possano convivere tra loro. L’esempio potrebbe essere quello dei Red Hot Chili Peppers, dai quali sembra che i Funnets abbiano preso ispirazione condendola con tante loro idee, ma la band nostrana ha qualcosa che la contraddistingue vale a dire quella di saper fare davvero dell’ottimo crossover segno questo dell’impegno serio che questi ragazzi hanno con la musica. E veniamo a questo loro album Wanji che dimostra di possedere uno stato di avanzamento esperenziale unico per quanto è in grado di esprimere, sia sotto il profilo musicale che sotto quello compositivo. Wanji parla di esperienze personali e di storie proprie tanto da proiettare questo lavoro in una concettualità tipicamente rock. Ma non di solo rock la band intende vivere ed infatti, qui ci si trova di fronte anche ad una musicalità che partendo dal rock passa attraverso il funk, l’alternative ed un condimento di sperimentalismo progressive che non stanca, anzi…. E la bravura di questi ragazzi sta proprio nel saper amalgamare generi diversi condendoli di testi che completano la loro visione e concezione di un rock sempre al passo coi tempi, mai demodè. E non mancano poi quelle introduzioni di stampo etno che già troviamo in apertura, ben miscelate ad una voce da Red Hot che in Shamans Song hanno un carisma tutto proprio come l’essenzialità ritmica sulla quale si mantiene tutto il pezzo. F.O.W. è invece il brano che esplode in un rock di vecchio stampo ma pieno di tutto quel groove che solo un genere come il crossover riesce a dare. E mi pare proprio di capire che Wanji sia un lavoro da ascoltare con molta attenzione capace com’è di passare da incalzanti e bombardanti ritmi ad atmosfere che richiamano alla mente un certo grunge alla Chris Cornell, e non credo di dire un’eresia perché la voce di Matt è un vero concerto per le nostre orecchie per la timbrica che è capace di esprimere. Lo si capisce benissimo da Doubtful Waves che è semplicemente un brano da sogno che fa sognare per la “dolcezza rock” che esprime. Wanji è un vero e proprio concept perché racconta di viaggi interiori, ma è anche un album che ha precisi riferimenti a mondi lontani ed ogni canzone è una vera e propria ricerca di questo mondo dove l’energia passa attraverso il coinvolgimento di una musica espressa nel migliore dei modi. Sarà che i Funnets mirano ad equilibri ormai desueti, ma la ricerca continua anche attraverso le sonorità che questi bravi strumentisti sanno esprimere. Un disco che va ascoltato con predisposizione all’amore per i generi che raccoglie al suo interno. Già l’avvio del disco la dice lunga su dove si arriverà, ma soprattutto sul come si arriverà alla fine del disco; Shamans Song è infatti un crogiolo di sensazioni dove il tribalismo racconta di etnie che viaggiano verso i mondi di un modernismo rappresentato qui da un grande rock che fa da apripista per quel F.O.W. che a discapito di scale pentagrammate è più vicino ad un hardcore da sballo. Ma siamo convinti che oltre ai R.H.C.P. le influenze che gravitano sulla pelle di questi bravi musicisti sono le più svariate e lo dimostra il successivo Doubtful Song che sembra un pezzo ispirato da un Eddie Wedder in piena forma, una ballata che abbiamo riascoltato più e più volte e che possiede un suo ipnotismo unico grazie al sound misurato ed alla splendida voce che spadroneggia inseguita dalle battute strumentali. Con Shiny Monkey invece assistiamo ad un racconto del tutto personale, una sorta di commedia pinkfloydiana per come è composta, solo che qui mancano in particolare gli strumenti perché completamente sostituiti da una composizione dove la recitazione è l’essenza del messaggio che si vuol far arrivare a chi ascolta. Il tutto poi fatto in lingua inglese, probabilmente perché è di certo quella che si presta di più a certe sonorità. Ma è il rumore di fondo che colpisce perché oltre ad essere costante è anche l’avvio del successivo Green Pink, un pezzo legato molto al rock anni novanta, rock che qui contiene una bella sequenza di chitarra capace di esplodere in un solismo ed una compattezza musicale che ha pieni riferimenti al miglior grunge. E se Capital Affair affonda le sue radici nel funk R.H.C.P. non manca qui l’influenza hardcore della band che dimostra di avere sì riferimenti ma mai imitazioni di genere. Shamarro è invece rock ben giocato su pedaliere e su manici di chitarra che esprimono illimitati orizzonti che solo un gruppo come i Funnets è in grado di raggiungere. Chiudono il disco Byzantine che ingloba cambi improvvisi ed alcuni passaggi che richiamano nell’insieme una serie di generi che vanno dal funky, al rock progressivo, al jazz rock, e Ornitophobia che spacca con un sound dove sono miscelati alla perfezione tutti quei generi di cui i Funnets hanno padronanza assoluta. Per come è fatto Wanj merita un posto d’onore nel panorama delle produzioni tricolori e non solo per la sua concettualità, ma anche e soprattutto per la grande musica di cui è intriso. A noi è piaciuto considerevolmente e non abbiamo paura a nasconderlo.

 

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