T.Rex – Zinc Alloy and the Hidden Riders of Tomorrow

Quando vi capiterà di mettere questo disco sul piatto spero non accada che vi schiantate contro un album dei T. Rex che ha la sua collocazione nel mezzo di una discografia che ha registrato alti e bassi, ma anche grandi apici nella musica rock. Questo disco appare però decisamente migliore del precedente, anche se non sembra funzionare al meglio rispetto al passato più o meno recente, e comunque sia ci sono anche delle cose abbastanza interessanti grazie anche al lavoro sapiente del solito Visconti. Venus Loon in apertura dà già l’idea di cosa ci aspetta con un’intro chitarrista che lascia subito spazio ad un rock’n’roll glam come solo lui è riuscito a fare. Ma non lasciatevi ammaliare perché alla fine, il risultato, sta nel mezzo di una canzonetta che vuol solo diventare grande anche se bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, e a Bolan ciò che è di Bolan, perché Venus Loon dimostra come il suono dei T.Rex sia avanti rispetto al periodo in cui è stato concepito. Con Sound Pit ciò che si percepisce è l’anima bolaniana di inclinazione hard che non riesce però a competere con le precedenti creazioni del folletto anglosassone. Infatti il pomposo inizio del pezzo è tutto quello che resta, mentre tutto il resto, è un “cazzeggio” inutile che richiama certi momenti beatlesiani di rock giocoso e perfido, insomma, quasi una presa in giro della quale avremmo potuto farne a meno. Explosive Mouth è solo un passaggio e nulla più, e comunque sia si odono alcuni momenti spaziali che richiamano un certo David, si, proprio così, ma molto alla lontana. Con Galaxy sembra di trovarsi su un aereo spaziale lontano anni luce da quanto il rock concepiva in quel periodo; qui c’è anche una certa inquietudine, probabilmente dovuta al momento calante della band, oltre che dello stesso Bolan, dopo alcuni capolavori assoluti. Change è una delle poche tracce dell’album che sfrutta al massimo la minima strumentazione sulla quale è costruita; sinceramente questo è anche il brano che prediligo di più per l’atmosfera che Bolan crea, atmosfera che dà maggiore enfasi a tutto il pezzo del quale ne suggerisco un attento ascolto. Nameless Wildness è un brano che sembra solo messo come riempitivo, ed infatti non dice molto, anzi, a noi sembra influire negativamente su tutto l’album che tranne per alcuni passaggi, non è all’altezza dei migliori Tyrannosaurus. E così si ha la conferma che Zinc Alloy and the Hidden Riders of Tomorrow non è un grande album, mentre è sempre più palpabile la caduta della band e della genialità bolaniana. Teenage Dream è un bel brano che gioca sull’uso degli archi e di melodie dove le arie pop sono un po’ retrò anche se contribuirono probabilmente a portare questo brano ad essere il singolo estratto da Zinc Alloy and the Hidden Riders of Tomorrow nella classifica inglese, piazzandolo al tredicesimo posto. E se Liquid Gang è un pezzo all’apparenza folle, Carsmile Smith & the Old One  rende l’idea di come una band votata al glam, possa realizzare una sorta di colonna sonora per un musical. Ma a parte la disquisizione sui singoli pezzi, probabilmente se si facesse partire il disco al contrario, le canzoni migliori sono proprio alla fine nonostante la nostra idea che la parte migliore di questo disco è tutto nel lato A che va da Venus Loon fino a Teenage Dream, mentre, il lato B, apre con Liquid Gang per chiudersi con The Leopards Featuring Gardenia and the Mighty Slug. In Zinc Alloy and the Hidden Riders of Tomorrow i punti salienti li troviamo in Venus Loon, che è anche uno dei migliori momenti musicali del re del glam, ma c’è anche quell’Interstellar Soul che sposa molto il funk con un semplice riff di Bolan forse un po’ sotto tono, ma sempre alternativo. Ma anche The Avengers è una gemma di quest’album, davvero invitante tanto da farci battere i piedi perché incentrata su un funk di ottima caratura dove la chitarra ha una predominanza non indifferente. Zinc Alloy and the Hidden Riders of Tomorrow è l’album che trasforma i T.Rex da solida band glam rock a band che sembra perdersi nell’oscurità, un’oscurità che li porterà, purtroppo, sulla via del tramonto. Eppure ci chiediamo come mai, vito che qui ci sono anche delle buone cose, sia potuto accadere. Di certo c’era il fatto che altre band come i Roxy Music e l’incontrastabile David Bowie stavano evolvendo il proprio sound, mentre, i T. Rex, sembrava si fossero bloccati nel loro inconfondibile stile che non riuscivano, purtroppo, a renderlo al passo coi tempi.

 

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