Spok’s Beard – Noise Floor

Tredici album in studio per la band americana che con l’uscita di questo nuovo Noise Floor rafforza l’idea che gli Spok’s Beard sono una delle band di neo progressive che finora non hanno deluso le attese anzi, gli americani stavolta fanno davvero il botto. Di certo, adesso che nella band non c’è più Neal Morse, a prendere il posto del geniale musicista ve ne è un altro non da meno, quel Nick D’Virgilio che oltre ad essere un bravissimo batterista, possiede una tecnica sopraffina ed è notevolmente in grado di influire molto sul suono della band che se in tanti pensavano, dopo l’uscita di Neal Morse, sarebbe durata poco, con questo disco in realtà dimostra di aver fatto un ulteriore salto di qualità. Di solito in codeste situazioni molte band si guardano intorno, ma gli Spok’s Beard non hanno voluto restare alla finestra a guardare ed hanno, invece, rischiato di uscire con questo lavoro che è davvero un botto per gli appassionati di neo progressive d’oltre oceano. Di sicuro gli Spok’s Beard sono, dopo i Dream Theatre, la band che probabilmente si è guadagnata tanto di quel credito da essere annoverata tra i gruppi che hanno maggiormente contributo alla rinascita di un certo Progressive. Già dall’apertura del disco, con quella To Breathe Another Day ci troviamo letteralmente di fronte a ciò che è la dichiarazione degli Spok’s Beard, una dichiarazione che annuncia, con un rock melodico da spavento, che lo scettro di alfieri del neo prog non lo cederanno a nessuno. E già il riff di hammond ci riporta indietro nel tempo a quando certi passaggi erano il percettibile esempio che ci si trovava di fronte ad una band chiamata The Who, ma il sound è davvero alto qui, come lo sono le liriche. What Becomes Of Me si annuncia con una struggente melodia di chitarra di Alan Morse che traccia la strada per una ballata malinconia, ma sono le combinazioni di mellotron e basso che lasciano di stucco e fanno pensare a quanto grandi siano davvero questi musicisti. E qui, possiamo aggiungere, siamo davvero ad uno dei massimi punti di un album destinato a restare per molto nei nostri stereo. Ma qui ci sono tanti bei pezzi che potremmo descrivere, ma sono così scorrevoli ed unici nei suoni e nelle composizioni che è meglio ascoltarli uno ad uno, respirarne le atmosfere e succhiarne il nettare fin quando si può. Violoncello, chitarre acustiche, grandi tastiere, voci sublimi fanno di questo disco uno di quelli che abbiam preferito davvero in questo 2018, eppure di musica ne abbiamo ascoltata tanta; ma qui il  progressive degli Spok’s Beard sta due linee oltre i soliti canoni del neo prog. Probabilmente un disco così non ce lo saremmo aspettati adesso da questa band americana, ma il fatto che Neal Morse non ci sia, che gli Spok’s Beard non si adagiano sugli allori ma cercano invece di espandersi e ricercare un nuovo suono, più intriso di neo prog, fanno di Noise Floor uno dei dischi meglio riusciti in questo 2018 che sta per finire, un 2018 che ha dato poco in termini di produttività musicale ma tanto in qualità compositiva…e non solo per quella. Buon ascolto!

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