T. Rex – Dandy In The Underworld

L’uscita di questa produzione bolaniana coincise con l’avvento nel panorama musicale, e non solo in quello, del punk rock. E mentre in molti da una parte sostenevano la nuova tendenza, dall’altra erano in tanti a denigrare la musica di quel periodo che più che musica era considerato solo  l’abominevole suono generazionale. Eppure, dietro quel fermento si nascondeva la rabbia di tanti giovani che nel movimento punk vedevano realizzate le loro contestazioni, il loro essere fuori da ogni schema, un po’ come lo fu il movimento mood dei quali i massimi rappresentati in termini musicali furono gli Who. Ma anche Bolan non era da meno e così, con il suo modo di essere, accolse questa nuova derivazione che mentre in tanti addossavano agli Stooges o ai Ramones, in realtà erano i veri figli dello sviluppo musicale che Bolan aveva, di fatto, creato. La differenza tra quel nuovo genere musicale che aveva invaso l’Inghilterra e le produzioni di Bolan stavano proprio all’interno di quei frastuoni che i punkers del periodo riuscivano a produrre. Le band punk erano solite fermarsi a soli tre accordi, ereditando quanto i Velvet Undeground avevano fatto, mentre, il Bolan artista, sviscerava in modo ben diverso le proprie composizioni che se pur brevi, poco avevano a che fare con quel genere allora in voga. Ed è in quell’anno ’77 di coincidenza con l’avvento del punk che giunge sul mercato il nuovo lavoro di Bolan e dei T. Rex, Dandy In The Underworld, che conferma l’atmosfera del periodo anche se Bolan mantiene l’animo che lo ha sempre contraddistinto di dandy glam. Dandy In The Underworld è infarcito di quelle cavalcate che si dividono tra chitarra e basso, una concezione diversa da sound marchiato Bolan, una sorta di testamento sonoro del glam rock, ma anche di quel rock’n’roll che i T.Rex hanno contaminato sapientemente con la propria musica. Ma questo è anche un lavoro che sa di presagio, di qualcosa che sta per accadere e che nessuno avrebbe mai minimamente né pensato, né voluto. Eppure sembra che questo disco sia una specie di autobiografia postuma, un lavoro forte e, probabilmente, inconsapevole. E così Dandy In The Underworld appare ironico, lucido, unico e fuori dagli schemi ai quali l’artista inglese aveva abituato il suo pubblico, ma anche i suoi estimatori che lo avevano per un po’ seguito su quella strada fatta di lustrini come accadde per Bowie, ma anche Reed e tanti altri che da Bolan ne avevano succhiato il nettare per infestare alcuni dei loro album fondamentali. Dandy In The Underworld è un disco forte per il modo in cui sono state costruite le canzoni, nessuna esclusa, in più la voce di Bolan appare qui nella sua completezza assoluta perché sembra giocare tra tendenze diverse che vanno dal rock, al glam, al rock’n’roll, al boogie. Dandy In The Underworld è ancora la dimostrazione di quanto la musica di Bolan e dei T. Rex non possa mai essere ricondotta ad un solo genere; quanto contenuto in questo lavoro riporta a quegli anni Settanta che non si smettono mai di celebrare perché è in quel periodo che la musica “altra” ha la sua genesi, Se poi il disco lo si ascolta con attenzione è possibile accorgersi che oltre ai generi più conosciuti ci sono passaggi che avvicinano i T.Rex e Bolan a quei confini che se oltrepassati sfociano nell’elettronica. Ecco perché l’artista inglese resta una stella nel firmamento musicale; chi oltre lui si è spinto quasi sempre (tranne alcune libere cadute) oltre i propri confini? In molti hanno tentato, in pochi ci sono riusciti ma resta il fatto che Dandy In The Underworld oltre che un album è il testamento spirituale di chi ha saputo, da sempre precorrere i tempi; ecco perché Bolan è assurto ormai a stella del firmamento rock. Peccato che la sua vita sia durata così poco, chissà con i suoi lavori e con il suo modo di essere artista dove ci avrebbe condotto il folletto inglese. Ai posteri l’ardua sentenza.

 

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