Crayola Lectern – Happy Endings

Chris Anderson, in arte Crayola Lectern, chiude il 2018 con una produzione che lascia senza fiato per la dolcezza delle liriche. E sembra proprio che la bellezza di questo lavoro sia poi il risultato di una follia compositiva che, se in Cage ha un esempio qui si completa riflettendosi in quella follia di un Erasmo da Rotterdam che si presenta a noi attraverso la bellezza compositiva di Happy Endings.

Sacro e profano sono i due termini che potrebbero sintetizzare l’opera di un artista poliedrico come Crayola Lectern che in questo suo ultimo lavoro, Happy Endings,  trasporta tutta la sua idea di musica che parte da lontano e che affonda le proprie radici oltre che nello sperimentalismo alla Cage anche in quell’idea sviluppata da Erasmo da Rotterdam che descrive la follia umana come il raggiungimento della felicità solo se quest’ultima è multiforme. Direte voi leggendo, che quanto si scrive qui corrisponde ad una parte di quella piccola follia alla quale si faceva riferimento; eppure, Happy Endings,  è il condensato di una musicalità che viaggia tra sperimentalismo puro ed ampliamento di una ricerca sonora che trova posto solo ed esclusivamente nel prodotto finale che è un disco ancestrale, multiforme e personale. E questo disco è  capace di trasportare nel substrato pazzo di un mondo dove le note sono tutto. In Happy Endings tutto è misurato e condensato nell’essenzialità musicale di pezzi dalla breve durata ma che fanno riferimento a produzioni di tipo wyattiano che sembrano riassumere un universo sonoro illimitato, ma condensato in quei pochi minuti di durata dei brani contenuti in Happy Endings. Comunque sia al di là delle pure disquisizioni teoriche nelle quali ci siamo barcamenati alle 3:20 di una notte insonne, Chris Anderson – in arte Crayola Lectern – sembra abbia dato i natali al modello di album psichedelico inglese da pendere in esame per futuri lavori di altre band. E ciò grazie alla bravura ed alla genialità di un musicista che è riuscito a miscelare, personalizzandone il risultato finale, quello che è stato il sound proposto da grandi maestri che corrispondono a nomi quali Robert Wyatt, Syd Barret, Roy Wood ed altri fino a realizzare quel suono che pur affondando le radici in nomi di rango, viaggia ora da solo su quell’indecifrabile filo che è personalizzazione sonora e che esplode tutta qui, in questo Happy Endings, un album senza fronzoli ma semplicemente fantastico. Happy Endings è un percorso di pezzi che viaggiano tra il pop e l’immaginario musicale, brani che non possono essere etichettati nonostante affondino le proprie radici in certa psichedelìa angloassone ma che di questa ne prendono solo una certa derivazione e nulla più. Tutto, qui è complesso, sia nella semplicità compositiva testuale che nella musica che muovendosi tra atmosfere psichedeliche, jazz e sperimentazione danno voce ad un’artista ancora tutto da scoprire e che, statene certi, darà molto. La musica proposta da Happy Endings è sì complessa ma in grado di andare a coprire totalmente il mondo della psichedelìa pura che viene qui presentata in una semplicità strabordante. Happy Endings contiene tanta felicità ma anche tanta tristezza e lo anticipa bene il pezzo di apertura Rescue Mission che, nell’avviarsi con un martellante pianoforte, apre le porte al suono di un corno che anticipa  l’introduzione di un organo che si districa in passaggi capaci di disegnare un supereroe che vorrebbe rinunciare a tutto  e tornare ad essere normale. Submarine è un pezzo che colpisce, un brano che lascia senza fiato per la dolcezza, la profondità, la ricercatezza delle note e di quelle scale sonore che hanno caratterizzato il sound di altri grandi precedentemente menzionati. Qui però, il sound di Crayola Lectern è il sunto di una ricerca e di una espressività del tutto personali. Linger On invece rappresenta bene la condensazione di sound che richiamano alla mente alcune sonorità di matrice beatlesiana con contaminazioni alla Brian Wilson, nella fattispecie, negli arrangiamenti e nei giochi vocali che si sovrappongono ad un sound gioioso ma malinconico allo stesso tempo. Con la successiva Barbara’s Persecution Colpex invece, Crayola Lectern esplora territori diversi che girano intorno ad un ragtime che si trasforma, nel finale, in una splendida overture futuristica da grande compositore supportata da vocalizzi e giochi musicali fascinosi.

A dimostrazione di quanto Happy Endings sia uno straordinario album psichedelico sì, ma anche minimalista, nato da una immaginazione compositiva non influenzata da convenzioni correnti e dalla necessità di essere al passo con le tendenze del momento, la splendida Gian Moon Up In The Sky  che ci consegna un lirismo sognante, quasi impalpabile e di grande impatto. Segue subito dopo la piacevole Lux  che è un pezzo di un classicismo puro ed entusiasmante che se in apertura sembra essere il prologo ad una sinfonia, si catapulta nell’immediatezza in una overture da capogiro dove il suono, quello con la S maiuscola, è il sunto di tutta la ricerca di Chris Anderson, in arte Crayola Lectern. [Don’t] Let Go è invece il brano che ci riporta alle sonorità dolci e vellutate che abbiamo già ascoltato in altri pezzi di questa produzione, ma senza nulla togliere a quanto finora detto e fatto da Anderson. Ed anche qui la dolcezza e la semplicità della ricercatezza musicale di Crayola Lectern è davvero esplosiva. Secrets stravolge per un po’ la dolcezza e l’armoniosità di quanto ascoltato finora; ma anche qui, il pianoforte, nel giocare un ruolo fondamentale, propone l’apertura ad un sound di pinkfloydiana memoria, di certo personalizzato ma che nella psichedelìa affonda tutte le proprie radici. A dire il vero certi passaggi richiamano un disco come Atom, Heart, Mother, ma sarà probabilmente solo una nostra impressione che lascia il tempo che trova. Con [No More] Happy Endings, nell’avviarci verso la chiusura di questo splendido lavoro si tende sempre più a glorificare quella dolcezza unica della quale questa produzione ne è completamente intrisa. Il romanticismo del pezzo qui rimanda ad un racconto fiabesco che ben si sposa con l’andamento musicale di un album a dir poco splendido. Finale, il brano conclusivo di questo lavoro 2018 di Crayola Lectern, è la degna chiusura di un percorso che tra atmosfere psichedeliche, wyattiane, ma anche di derivazione wilsoniane, ci ha portati in territori ancora tutti da scoprire. In Happy Endings il mondo musicale che fa riferimento a grandi nomi, è dipinto da Chris Anderson in un modo strettamente personale con composizioni che se da una parte esprimono un senso di oppressione, dall’altra inneggiano  a quella libertà espressiva della quale, dopo Happy Endings, non se ne potrà fare a meno …almeno per un po’.

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