Home Invasion: In Concert At The Royal Albert Hall (2018)

Questa nuova produzione del grande fondatore del Porcupine Tree contiene la registrazione sia audio che video del terzo ed ultimo concerto che Steven Wilson ha tenuto nel mese di marzo dello scorso anno presso la Royal Albert Hall di Londra. Tutto il materiale qui raccolto non può mancare a chi è amante della musica rock in genere ed in particolare del progressive più creativo.

Per chi ha avuto modo di andarci almeno una volta, sa bene che la Royal Albert Hall, oltre ad essere un tempio esclusivo per la musica, è anche il vero e proprio olimpo per i grandi e, in questo caso, il grande è un certo Steven Wilson, fondatore e frontman dei Porcupine Tree. L’occasione per parlare ancora una volta di lui ci viene data dalla pubblicazione, avvenuta il 2 novembre 2018, per conto della EAGLE Rock Entertainment, del terzo album dal vivo Home Invasion: In Concert At The Royal Albert Hall. L’uscita di questa nuova produzione wilsoniana contiene i migliori momenti dei tre live che Wilson ha tenuto alla Royal Albert Haòò di Londra ed è stato realizzato sia in formato DVD, Blu-Ray, DVD + 2 CD, Blu-Ray + 2 CD e digitale. Per questi concerti è prevista poi l’uscita per il prossimo 22 marzo  di una edizione limitata boxset composta da cinque LP, a cura della Caroline International, che è davvero una ghiotta occasione per gli aficionados del vinile. L’esperienza di Wilson come musicista vanta già diverse pubblicazioni sia con le band in cui ha militato sia da solista ed ora, questo nuovo Home Invasion: In Concert At The Royal Albert Hall, riassume quello che è il sunto di tutta la sua carriera dove, al centro dello spettacolo, c’è tempo solo per la musica …. e che musica! E veniamo ai brani del concerto; a parte la breve introduzione di Truth che a noi personalmente ricorda un po’ certe atmosfere d’apertura del Berlin louridiano, si procede con Nowhere Now tratto dal bellissimo To The Bone del 2017, ultimo album in studio rilasciato dall’artista inglese che, sicuramente, è il disco più complesso realizzato da Wilson, un disco che forse, proprio per la sua “animata” complessità, è il più bello in assoluto tra le produzioni wilsoniane. Il pezzo successivo è in grado di descrivere dall’inizio dove andremo a finire grazie ad una delle più belle interpretazioni live del brano Pariah,  anche questo un pezzo contenuto in To The Bone e pubblicato come primo estratto di quell’album. Certo che qui, la versione live è di una perfezione e fascino assoluti grazie anche alla bellissima voce di Ninet Tayeb, ormai in pianta stabile nei lavori di Wilson. Il successivo brano eseguito nei concerti alla Royal Albert Hall, Home Invasion/Regret #9  è tratto invece dall’album Hand. Cannot. Erase  del 2015 ed è basato sulla storia di Joyce Carol Vincet, una giovane donna trovata senza vita nel proprio appartamento a due anni di distanza dalla sua morte. Questi è tra l’altro l’album che la rivista musicale tedesca Visions ha definito come il The Wall della generazione di Facebook. Continuando si giunge poi ad uno dei pezzi originariamente interpretato dai Porcupine Tree, The Creator Has A Masterplace  tratto da In Absentia, album del 2002 dei Porcupine Tree, un pezzo ritmato ed intriso di effettistica che offre un buon progressive anche se non eccelle in qualità – almeno nell’originale – ma che Wilson rende gradevole in questa interpretazione live. Finalmente dopo tanto progressive contaminato dalle idee wilsoniane si arriva ad un attimo di calma con la bellissima Refuge  anche questo un pezzo tratto da To The Bone ricco di tutto quel sound che lo rende unico e che varia tra classicismo, prog ed accorgimenti quasi da sperimentalismo. Con l’arrivo del successivo pezzo Wilson viene di nuovo appoggiato dalla splendida voce di Ninet Tayeb che dimostra l’adattamento delle sue vocalità a qualsiasi metrica sonora. Infatti l’ascolto d People Who Eat Darkness  rende giustizia alla grandezza delle composizioni wilsoniane che affrontano sempre tematiche impegnate. Ed è proprio con questo bel pezzo che Wilson affronta il tema del terrorismo e l’inconsapevolezza di vivere accanto ad uno degli uomini del terrore…fino a che, magari, non sia poi troppo tardi. Con Ancestral  si toccano con mano quelle che sono le composizioni di Wilson.  Quella a cui ci troviamo di fronte è una vera e propria suite, tratta sempre dal bellissimo To The Bone, ben congegnata ed al passo con le idee innovative dell’artista. Sempre con le sonorità rivolte ai Porcupine Tree, giungiamo ad Arriving Somewhere But Not Here  che è una delle tracce più ambiziose della band, tratta dall’album Deadwing del 2005 e che dimostra la qualità degli arrangiamenti e l’assoluta perfezione degli arpeggiati. Permenanting ci ricorda invece che questa è la canzone di sicuro più controversa nella carriera di Wilson con alcuni passaggi che riportano ai vecchi e mai tramontati Beatles di tante “epoche” fa …. ma anche qui Wilson è Wilson. Song Of I  è un dark pop dove il synth la fa da padrone con l’utilizzo alcune delle tecniche che furono e sono di un certo Fripp. Qui la voce femminile è fuori campo mentre alla band si unisce un ologramma che pian piano aumenta di numero quasi a comporre un corpo di ballo. Tutto qui è veramente efficace come la sezione finale davvero in pompa magna. Non dimenticate di vedere più e più volte questo video per capire la genialità artistica di Wilson che dimostra come il pop possa essere gestito. Su Lazarus c’è solo poco da dire……il pezzo è troppo bello per sprecare parole che sembrerebbero inutili quindi, lasciamo il posto alla musica …..  così come Detonation  che è uno dei momenti più importanti e fondamentali dell’intero show. The Same Asylum As Before, pubblicato tra l’altro come secondo estratto dell’album To The Bone, è un pezzo che potremmo definire alternativo rispetto a tutto il materiale fin qui presentato ma che nella struttura mantiene le esperienze e le raffinatezze di questo grande artista. Song Of Unborn è un bellissimo brano d’atmosfera, semplicemente unico, capace di trasmettere la tranquillità cercata ogni giorno nonché pezzo che conclude lo stupendo To The Bone. Vermilioncore ci proietta invece un Wilson più orientato verso l’elettronica e uno sperimentalismo ricco di effetti, dove è inglobato un basso che risalta quasi a dismisura. Altro brano che appartiene al percorso dei Porcupine Tree è Sleep Together  tratto da Fear Of A Blank Planet, album dei Porcupine Tree del 2007, un pezzo dove è esaltato lo sperimentalismo oltre che le emozioni. Poi, è il caso di dire che finalmente si giunge al pezzo che più ci coinvolge emotivamente per i suoni che ne scaturiscono, quell’Even Less  che apre Stupid Dream, album del 1999 dei Porcupine Tree, che alimentò la svolta artistica della band inglese. Con Blank Tapes si ritorna a To The Bone ed alla presenza sul palco di Ninet Tayeb per la creazione di un duetto vocale con Wilson, vellutato e colorato dalle note di una chitarra elettrica suonata con delicatezza e capace di creare un’armonia di note ……quasi alla Disney come la voce di Tayeb spesso prestata alle sigle dei cartoons.  Il ritorno ad In Absentia con The Sound Of Muzak  è naturale per un concerto che ripercorre a grandi linee la carriera di un’artista come Steven Wilson mentre la chiusura di questo stupefacente percorso wilsoniano è affidata a The Raven That Refused To Sing  anche questo brano da non trascurare in un ascolto attento e tratto da quel The Raven That Refused To Sing (And Other Stories) del 2013 che è un vero exursus sonoro plasmato da Wilson con la sapienza del grande musicista.

Home Invasion: In Concert At The Royal Albert Hall è una produzione che tutti gli amanti della musica dovrebbero avere, non solo quelli che sono affezionati al progressive ed ai suoi derivati, ma anche quelli che amano le atmosfere di un certo livello che solo musicisti come Steven Wilson sono capaci di creare.

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