Gli album 2018 che son piaciuti di più ad areARock

Il 2018 non è poi stato tanto un anno prolifico per alcuni generi, nonostante ciò però siamo riusciti ad ascoltare tanta di quella musica che abbiamo deciso di proporre una nostra, personale, graduatoria dei preferiti. E questi lavori viaggiano dal progressive alla psichedelia, dal rock alle raccolte, alla ricerca ed alla filosofia musicale. 

Spock’s Beard – Noise Floor Dopo i precedenti lavori della band statunitense, il 2018 proietta finalmente gli americani Spock’s Beard nell’olimpo del neo-progressive grazie anche alla ricerca di quell’equilibrio sonoro da sempre attentamente studiato dalla band di Alan Morse. Noise Floor, pur nel suo stile neo progressive è un album ben composto e curato ma con la band che tende ad inglobare influenze tipiche del periodo migliore di Yes, Rush e giù di lì. Gli Spock’s Beard, che vantano purtroppo l’abbandono da parte di Neal Morse, nonostante ciò riesce tuttavia ad essere sè stessa mantenendo quella animosità che l’ha sempre contraddistinta così come avvenuto per le produzioni precedenti. Di certo Noise Floor è una produzione che, dopo i Dream Theatre, porta gli Spock’s Beard a guadagnarsi un posto d’onore per la rinascita di un progressive rock che si presenta a volte ben contaminato, certamente ben ideato, studiato e proposto. Noise Floor forse ci ha colpito per questo, ma anche per il fatto che gente come Alan Morse, Ryo Okumoto e Dave Meros riescono ancora ad amalgamarsi ottimamente tra loro producendo così quel suono unico che, finora, nessun’altra band è riuscita ad emulare.

Riversea – The Tide Qualche anno fa I Riversea vennero fuori con l’album Out Of An Ancient World ed era il giugno del 2012. Ora a distanza di ben sei anni la band inglese si presenta con uno dei lavori che ci ha colpito come non succedeva da tempo, quel The Tide che dà ai Riversea lo scettro di una delle band inglesi più influenti del neo progressive. The Tide mette in risalto, attraverso testi pieni di pathos, quello che è il vivere quotidiano, ma ciò che più è significativo e che la musica ha la precedenza su tutto, uno stile questo che già apparteneva al primo lavoro. Anche qui, come nel primo album, Out Of An Ancient World,  in nulla è da buttare anzi, l’ascolto maniacale arriva da solo e si sostiene grazie ad una espressività compositiva e musicale uniche. Ma l The Tide non è solo frutto di una grande band, è anche il compimento di una collaborazione con musicisti che hanno aggiunto quelle giuste metriche e melodie che pongono The Tide tra i migliori album che abbiamo ascoltato nell’anno domini 2018.

Syndone – Mysoginia Mysoginia, è la conferma di quanto ormai i Syndone siano la band italiana più rappresentativa nel nostrano panorama progressive. Il nuovo lavoro, pubblicato per l’etichetta Ma.Ra.Cash Records è davvero grande, bello come il rock progressive che lo anima e che lo rende unico oltre che dal punto di vista creativo anche da quelle pennellate brevi di buon jazz che contiene. Ma Mysoginia è anche un concept album progressive d’impatto che vuole far riflettere su quell’atteggiamento di odio o avversione nei confronti delle donne. Mysoginia oltre che un concept-tributo a tutte le donne che hanno subito violenza sin dai tempi di Caterina dé Medici, è anche una composizione che conferma la straordinaria potenza della band torinese che non ha nulla da invidiare ad alcuno, nemmeno alle band prog oltre confine. Assolutamente da non perdere.

THE SEA WITHIN – The Sea Within I The Sea Within, nati solo nel 2017, da subito diventano una delle band più interessanti del panorama musicale grazie al loro tipico sound che ingloba elementi di progressive rock, art rock e pop. Questo loro primo album omonimo, nonostante una produzione non troppo efficiente, è profondo ed intenso e malgrado l’agognata perfezione musicale, il lavoro ci mette di fronte ad ottimi musicisti che hanno esperienze live di un certo rilievo – leggi Yes, Reinassance, Camel -. Certo è che The Sea Within ha bisogno di più di un ascolto, ma non ve ne pentirete e presto lo inserirete tra quelle produzioni che, a dispetto di quanto altri scrivono, lascia una bella impressione.

RIVERSIDE: Wasteland Il settimo lavoro dei Riverside, pubblicato il 28 settembre di quest’anno è un lavoro di una profondità davvero inusuale, fatto con intelligenza e che propone un messaggio più emotivo rispetto ai precedenti lavori della band polacca. Il quanto mai convincente Wasteland propone un mix di momenti melanconici ma dal rock che qui è puro, dinamico ed allo stesso tempo vario. E se da una parte il racconto catastrofico è quello che abbiamo spesso appreso dai libri fantastici, i Riverside si danno da fare con riff e distorsioni che alimentano ancor più quel catastrofico messaggio che vogliono far giungere. Quello che risalta comunque di più alle nostre orecchie è un heavy prog esaltante che ci riporta a quel Second Life Syndrome vero fiore all’occhiello della band polacca.

Tom Petty – An American Treasure  Dopo la sua morte questo straordinario cofanetto celebra quello che è stato UN GRANDE ARTISTA. Nessuna raccolta è stata mai così pensata ed accurata come questa di Tom Petty. An American Treasure è infatti una nuova collezione che abbraccia tutta la carriera e il primo rilascio postumo di questo grande musicista. Una raccolta piena di amore, probabilmente come Petty avrebbe desiderato.

 

Joe Satriani – What Happens Next   Satriani è sinonimo di tecnica e garanzia, di suono massiccio, energico e potente, ed questa nuova produzione non tradisce affatto le aspettative. La chitarra rock, come sempre negli album satrianiani è al di sopra di tutto e tutti, ma non mira mai a strafare perché la tecnica e la padronanza di questo artista sono davvero uniche.  What Happens Next è  un album d’ascoltare e destinato a tutti i musicisti e gli amanti del “grande rock”.

David Byrne – American Utopia  American Utopia è un album incredibilmente fresco, un album di un artista che ha finalmente librato le ali e preso il volo. American Utopia anche se è un album straordinariamente autoreferenziale, non lascia spazio ad alcun tipo di contatto con l’esterno. Qui c’è gran parte della filosofia di Byrne ed oltre a quella c’è anche la dimostrazione che lui è uno dei più grandi artisti attualmente in vita capace di guardare al futuro con uno sguardo unico.

Jonathan Wilson – Rare Birds  Con Rare Birds, Jonathan Wilson ha messo in campo qualcosa di unico, un vero gioiello dove il sound sognante viaggia tra psichedeliche passeggiate. Tredici tracce nelle quali Jonathan Wilson crea nuove esperienze sonore facendosi forte dei suoi trascorsi musicali. Le combinazioni inedite richiamano certi nostri artisti come Lino Capra Vaccina, ex Aktuala, perché Wilson è così bravo da riuscire a mescolare e calibrare combinazioni inusuali. Rare Birds è un disco che va oltre la riscoperta di nuovi giochi sonori,  da ascoltare.

Neil Young – Tonight’s The Night Live @ the Roxy  Prodotto da Young e dall’indimenticato collaboratore di una vita David Briggs, il disco è uscito il 21 aprile scorso, per poi giungere nei negozi in edizione vinilica, CD e digitale. Neil Young aveva già annunciato alcuni dettagli riguardanti l’uscita di Roxy – Tonight’s The Night Live un disco che contiene una serie di tracce live tratte dai concerti tenuti al Roxy Theatre di Los Angeles tra il 20 e il 22 settembre 1973. In quelle serate Young, accompagnato dai Santa Monica Flyers, praticamente i Crazy Horse dell’epoca), suonò il celeberrimo album Tonight’s The Night dall’inizio alla fine, senza l’aggiunta di altri brani.

Melvins – Pinkus Abortion Technician   Pinkus Abortion Technician, segna ancora una volta un cambio di formazione nei Melvins. Come ormai usuale per la band, l’album non segue uno schema preciso ed è il solito, bellissimo miscuglio di generi che hanno reso grande questa band. Certo che tra chitarre possenti e viaggi lisergici questo è un disco che lo si ascolta solo ad alto volume, ma ne vale la pena perche i Melvins, nonostante tutto, sono sempre i Melvions.

Suede – The Blue Hour   The Blue Hour  è un disco splendido ed unico, nato da una scelta davvero forte dei Suede, i cinque musicisti londinesi che hanno lavorato, tra l’altro, per questa produzione, con l’Orchestra Filarmonica di Praga. Un disco dalla compattezza unica e che basta poco per essere descritto perché rappresenta il ritorno al massimo livello della band inglese. C’è poco da dire …i Suede son sempre i Suede, anche nell’ora blu.

 

The Winstons – Pictures At An Exibition   Pictures At An Exibition è per i Winstons una sorta di gioco sonoro con cui dilettarsi, un game che deve essere tutto un divenire, ed altro se non lo è visto che alla fine il risultato è quello di un disco che non lascia spazio ad alcun commento, tranne quello che probabilmente lo porterà ad essere un classico dei classici. Qui suoni ed armonie si intrecciano in un’opera di gusto gigantesca, quel gusto per un sound che è ricerca pura, una analisi che mette completamente al bando la pomposità dell’opera di Mussorsky. E qui un grande valore va dato a tutti i musicisti che hanno contributo, dal violino di Izzo capace di intrecciare una strana inquietudine sonora che però ben si amalgama con il basso di Dell’Era, al Gabrielli che sa dare alle tastiere quella percussività che non si ritrova facilmente in altri lavori prog del nostro tempo. Ma anche negli altri passaggi contenuti in questo disco, e che si rifanno completamente all’adattamento degli E.L.&.P. (The Gnome, The Hut Of Baba Yaga, etc.), i Winstons danno a questo lavoro quella sferzata di avant-garde che lo rende eccezionale da ogni punto di vista. Un lavoro che resterà per molto tempo nei nostri lettori senza mai che ci baleni l’idea di metterlo da parte anche per un’istante.

Jimi Hendrix – Both Sides Of The Sky   Both Sides Of The Sky è una compilation solidissima di materiale che difficilmente si può definire innovativo rispetto agli exploit di studio pubblicati con Hendrix in vita, ma che risulta assai più piacevole di tante altre compilation simili pubblicate negli anni (e, credeteci, tra bootleg e release ufficiali, parliamo di taaa-ahnte), con un focus molto specifico sul blues e hard rock. È una goduria sentire Hendrix in gran forma, intento in jam session con amici e compari. Gli album di archivio sono finiti, signori, o almeno così pare. Adesso preparatevi, incominceranno a piovere concerti, uno dopo l’altro.

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