Il Segno Del Comando – L’Incanto Dello Zero

Un viaggio tra dark e progressive che in alcuni momenti richiamano il sound di gente come i Goblin, un incrocio sublime, come sempre, di musica e testi ricercati: questo quello che rende  il nuovo lavoro della band genovese de Il Segno Del Comando una produzione a tutto tondo, come solo loro sanno fare. Per L’Incanto Dello Zero il gruppo si apre anche al sostegno di alcuni musicisti aggiuntivi che dimostrano di sapere integrarsi al percorso questo nuovo disco traccia. Tra questi “aggiuntivi” Maethelyiah alla voce proveniente dalla Dance Society ed un certo …. Luca Scherani alle tastiere che è parte importante dal progetto Hostsonaten di un certo Fabio Zuffanti, maestro prog del nostro panorama, nonché caro amico. Difficili da classificare come sound prodotto, Il Segno Del Comando è una band a 360 gradi nel senso che, al di là degli ottimi musicisti presenti nella line up, sono in grado di navigare tra complessità testuale e musicale come se per tutti loro ciò fosse una vera e propria passeggiata. Certo con quattro dischi prodotti alle spalle, di strada ne hanno fatta, e tanta, ma il loro saper rendere la musica così alla portata li ha fatto ben presto diventare …. grandi. Infatti l’approccio alla musica, ed in particolare alla composizione, de Il Segno Dl Comando è da ricercarsi nelle colonne sonore dei film horror ed ecco perché, proprio all’inizio di questa nostra recensione abbiamo affermato che il loro è un sound molto vicino ai Goblin, anche se ne hanno fatto uno stile proprio e del tutto personale. E si capisce subito che quello della band genovese è un suono proprio, nato dalle loro esperienze così come ogni loro brano è la perfetta sintesi delle ricerche condotte su stili e musiche di altre epoche e culture. E’ così che accade poi che i loro album siano sempre ispirati ad opere letterarie occulte, misteriose, insomma dark. Ma al di là di quanto si possa dire, L’Incanto Dello Zero è il palpabile segno di quanto la band genovese sia maturata e di come sia riuscita ad innalzare quel modello sonoro che possiamo dire mira alto, e sicuramente se lo meritano. Certo che scegliere l’impegno di costruire musiche su testi di narrativa non è semplice, come non lo è stato per altre band che sono poi diventate grandi come ad esempio Il Banco o gli Osanna, i primi in particolare. E poi, fondere testi, prog e dark non è da tutti. Già dal brano di apertura di questo disco, Il Senza Ombra, l’atmosfera che si tocca con orecchio è quella di un’introduzione ad un film horror che sta per cominciare, introdotto da un bel mix di tastiere in un primo piano solistico sul quale si intersecano una chitarra elettrica ed una batteria che scuotono l’anima  immettendo direttamente a Il Calice Dell’Oblio che passa immediatamente ad un bel rock dove insistono lirismo puro ed un leggero tocco di jazz che si trova durante il percorso del pezzo. E la voce di Riccardo Morello è quella giusta per dimostrare quanto il rock prog si sposi con qualsiasi genere, anche letterario. Con La Grande Quercia invece, il racconto si fa solo sonoro e qui la musica è davvero quella gobliniana intelligentemente intrisa delle proprie esperienze ed idee che Il Segno Del Comando intende esprimere con questo L’Incanto Dello Zero. Sulla Via Della Veglia ci catapulta in uno stile progressive senza fronzoli dove tastiere e chitarre si uniscono per una linea sonora che sa come utilizzare la strumentazione a disposizione per descrivere il dark che c’è dentro questo bel disco ma anche e soprattutto sul testo di questo pezzo. Con Al Cospetto Dell’Inatteso invece la voce di Riccardo Morello è sostenuta ed accompagnata da quella incantevole di Maethelyiah. Qui ci colpisce in particolare la timbrica della voce di Morello che si avvicina molto a quella di Giovanni Lindo Ferretti quando c’erano i C.S.I. e quest’ultimo duettava con Ginevra Di Marco, ma quelli erano altri tempi ed altre musiche. Non lo abbiamo fatto apposta ma sembra che il brano seguente, Lo Scontro, si ponga invece lungo quel percorso sonoro di ricerca sonora, di intersecazione strumentale, di jazz rock che porta oltre quello che L’Incanto Dello Zero è finora riuscito ad esprimere anche se alla fine tutto ciò che luccica è una bella chitarra lanciata sullo stile di un melodic progressive d’altri tempi e luoghi. Quando si giunge a Nel Labirinto Spirituale l’introduzione di chitarra acustica suonata da Roberto Lucanato apre gli orizzonti ad una splendida interpretazione vocale di Morello che grazie ad un cantato, quasi sospirato, sembra rifarsi alla lettura di certe poesie senza tempo (se volete provare ascoltate Il Giardino Del Mago del Banco), ma qui è tutta una interpretazione personale che rende grande questa composizione de I.S.D.C., soprattutto in quella parte conclusiva del pezzo dove la chitarra elettrica sfocia in un lirismo da brividi. Gran bel pezzo davvero questo Nel Labirinto Spirituale. Dopo Le 4 A nella quale la parte ritmica è quella che rende meglio l’idea del pezzo progressive infarcito di metal dark, giungiamo a Il Mio Nome è Menzogna che ha un fondo progressive abbastanza sostenuto con un tocco di rock che si avvicina molto a quel dark di un’altra italian band, gli Psychedelic Witchcraft. Metamorfosi, che non ha nulla a che fare con il famoso brano del Banco dei fratelli Nocenzi, ritornano Maethelyia e Paul Nash che con voce e chitarra alimentano un pezzo destinato a diventare il “classico” brano progressive de Il Segno Del Comando, classico perché capace di riportare a quei famosi anni settanta in cui il rock era questo e niente più, almeno in Italia. Chiude Aseità, brano basato tutto sul basso di Banchero contaminato solo da effettistica da prog, un pezzo che richiama alcune atmosfere quasi spagnoleggianti con un riferimento a certe musiche gnawa di estrazione tipicamente berbera. L’Incanto Dello Zero è un disco davvero bello ed unico come ce ne sono pochi in giro; forse si ha bisogno di un po’ di tempo per assimilarlo se non si è abituati a certi suoni, comunque sia, anche stavolta Il Segno Del Comando ha fatto centro. Sarà che sanno davvero comandare questi bravi musicisti genovesi.

 

 

Ti potrebbe anche interessare