Eris Pluvia – Tales From Another Time (2019)

Non è esagerato dire che Tales From Another Time è un lavoro ben concepito, a volte davvero fantastico sia per le composizioni che per il modo in cui le stesse ci vengono presentate e ciò grazie anche al possesso di una tecnica strumentale che gli Eris Pluvia sfoderano a tutto tondo.

Gli Eris Pluvia sono una band italiana che produce dell’ottimo progrock, spesso influenzato da atmosfere folk che portano la formazione all’uso di flauto, sax, violino, chitarre acustiche con il risultato eccellente di riuscire a creare atmosfere tipiche del  progressive più blasonato ma comunque molto personale. E’ chiaro che l’utilizzo della lingua inglese nel cantato invece, è legato alle sonorità tipicamente rock che la band esprime e che spesso giocano anche con un classicismo le cui potenzialità, ancora una volta, sono qui espresse in maniera egregia. Non sarebbe così se la formazione genovese non avesse maturato quell’esperienza musicale che nel tempo gli ha condotti fino ad oggi a realizzare ben cinque lavori tra il 1991 ed il 2019. La storia della band genovese è particolare: nel 1991 pubblicano, “Rings of Earthly Light”, che contribuisce di fatto alla rinascita della scena prog italiana. Poi una dissoluzione fino al 2010, quando ritornano con “Third Eye Light”. Nonostante la prematura scomparsa del membro fondatore e tastierista del gruppo, Paolo Raciti, il gruppo riesce comunque a mantenere solidità ed una forte ispirazione nella realizzazione del successivo disco che giunge a ben sei anni dall’ultima produzione, quel Diferrent Earths, pubblicato nel 2016, fino a questo nuovo, bellissimo e sorprendente Tales From Another Time. Non è esagerato dire che Tales From Another Time è un lavoro ben concepito, a volte davvero fantastico sia per le composizioni che per il modo in cui le stesse ci vengono presentate e ciò grazie anche al possesso di una tecnica strumentale che gli Eris Pluvia sfoderano a tutto tondo. Altra cosa che sorprende poi di questa band genovese è la capacità di saper interagire nelle composizioni sonore, nell’amalgama tra i vari componenti i quali dimostrano le loro qualità con una straordinaria semplicità, segno questo che qui ci troviamo di fronte a musicisti con alle spalle una vasta esperienza. Certo il loro è un rock che si ispira ai grandi nomi del panorama progressive sinfonico, ma la loro è un’etichettatura personale che non lascia alcun scampo a chi ascolta. E se il risultato è quello che ci viene trasferito dai vari supporti, dal vivo questa band è di certo un mix di vera e propria personalità. Si, perché per produrre lavori di tal genere ci vuole una forte personalità e gli Eris Pluvia ce l’hanno, un po’ come tutti i liguri che hanno dato i natali a tante scuole musicali. La musica degli Eris Pluvia è delicata, potente e viscerale allo stesso tempo, tutto si incasella alla perfezione, quasi una partitura scritta senza l’ausilio di strumenti, come se la band avesse quella qualità che appartiene solo ai geni, e chi era che scriveva le partiture senza l’ausilio di piano o clavicembalo se non il grande Mozart? Ecco, gli Eris Pluvia sono ad un passo dal diventare i magnifici del rock italico, e forse lo sono già grazie anche a questo fantastico Tales From Another Time. Quando le tracce partono, When Love Dies sfodera un classicismo da brividi grazie al bel pianoforte che sviluppa un tema dettato dalla presenza di suoni tipici della scuola canterburyana, sonorità che si sviluppano tra cameliane presenze ma sempre molto personalizzate. Lost In The Sands Of Time è invece apparentemente soffusa ma il cantato in inglese e la voce di Roberto Minniti le danno quell’atmosfera da grande sinforock, un pezzo davvero ragguardevole se si pensa all’intero disco che si presenta con arie sempre in bilico tra generi. E poi questo cantato di Minniti a noi ricorda il Lanzetti della P.F.M., ma non ci sono paragoni perché gli Eris Pluvia non hanno nulla da invidiare alla Premiata … anzi se dovessi scegliere tra le due formazioni gli Eris sembrano proprio oltre per quel qualcosa in più che li rende davvero per adesso il massimo del prog rock italico. Quando arriva La chanson de Jeanne con i suoi quasi diciannove minuti di suite, gli Eris Pluvia sfoderano tutto il meglio grazie anche all’aggiunta della voce della brava Ludovica Strizoli. Le atmosfere prettamente pinkflodyane non stonano al suo ingresso nel pentagramma che è quanto di meglio si possa avere perché scritto con cognizione di causa. Insomma questi ragazzi di quella Genova dei ponti crollati i ponti, quelli musicali, qui li costruiscono davvero e sapientemente, ponti che a differenza di q,uanto è accaduto nella città ligure del mio amico Fabio Zuffanti, non crolleranno di certo …. anzi si innalzeranno fino a toccare il cielo con le dita di una mano. The call of Cthulhu pur avendo un’introduzione gobliniana salta subito in un rock da mille e una notte grazie anche ai quasi suoi dodici minuti suddivisi in tre parti (A Stormy Night, The Secrets Of The Sea, The Awakening Of The Gods) che sono il non plus ultra del rock progressive sinfonico più evoluto ma targato Italia. Con Last Train To Atlana il ritorno alle atmosfere delicate è un’obbligo al quale gli Eris Pluvia non si sottraggono anzi si propongono con il raggiungimento di un altissimo livello compositivo che sprigiona qualità in tutti i sensi. Il brano interamente strumentale dà i brividi e riporta indietro nel tempo di un rock che ha lasciato un’orma da dinosauro. L’ultimo brano, The Hum, suddiviso in cinque parti come in tante occasioni di rinomate prog band, è un’intrigante espressione del rock più elegante, ben strutturato, un rock che non manca di farci ritornare ai migliori periodi quando atmosfere soffici, chitarre stile pinkfloydiane, acustiche, keyborads e drums erano il risultato di un sogno che in tanti abbiamo vissuto e che, ancora oggi grazie a questo stupendo Tales From Another Time degli Eris Pluvia continuiamo a vivere …. e speriamo di vivere sempre.

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