Onioroshi – Beyond These Mountains

Ci sono delle band che amano suonare e ci sono musicisti che riunitisi in band sanno creare. Il rock, come si legge spesso in qualsiasi volume tratti il genere, è un modo di essere, di vivere, di porsi all’attenzione, di sperimentare nuove avventure e così via. E ci sono poi le divisioni geografiche, le appartenenze, anche se la musica è sempre quella anzi, come spesso affermava Lou Reed, bastano tre accordi per fare del buon sound. Ma Lou Reed a parte, quello di cui ci occupiamo oggi è il primo lavoro di una band romagnola che è stata capace di fondere influenze tipicamente psichedeliche e prog miscelandole con un alternative rock ed un indie che ha creato una sorta di connubio tra generi, un vero piacere all’ascolto. Anche la formazione poi è il minimo che una band di rock possa chiedere, un po’ come ai tempi dei Grand Funk Railroad che in tre fecero sfaceli, in particolare, nelle versioni live. Ma lasciamo i vecchi dinosauri e veniamo a questi giovani nostrani che debuttano con questo bel lavoro, Beyond These Mountains, pieno di quelle sonorità a noi tanto care e che spingono quasi sempre la redazione a proporci le recensioni sui cui lavorare. L’apertura del disco affidata a Devilgrater si presenta con una linea morbida e dolce che fa immediatamente credere che ci si trovi di fronte ad un pezzo tranquillo, quasi rilassante, ma niente di tutto questo è vero perché irrompono in seguito riff duri di chitarra e la band sembra schizzare a tutta velocità dimostrando però quanto ognuno dei componenti siano in grado di realizzare del rock che, nonostante i quattordici minuti di durata del brano, sembrano essere comunque pochi. Locusta sembra in partenza essere uno di quei pezzi dei primi Black Sabbath, almeno dal punto di vista ritmico visto che l’inciso sembra essere martellante più che mai, ma anche qui l’ingresso degli altri strumenti è cucito come se il sound volesse trasformarsi in qualcosa di più sofisticato. Qui il basso la fa da vero padrone perché detta tutta la linea musicale che si deve seguire fino a quando la voce interviene come faceva il grande Syd Barrett, innestando così suoni prettamente psichedelici di buona fattura. C’è da restare davvero esterrefatti per questa seconda traccia che in un discorso di coerenza si allaccia perfettamente a quella di apertura di Beyond These Mountains, traccia che diventa un pezzo di psichedelia con tanto di sperimentazioni sonore che non guastano.Socrate è invece più dark nei suoni quasi a richiamare quelli degli ancora acerbi Pink Floyd che gli Onioroshi sembrano aver adottato anche se la band, qui, si spinge anche verso i confini di una sperimentazione che non dispiace affatto. Ed anche Eternal Snake che è la traccia più lunga dell’intero lavoro si mantiene in quella psichedelia da caleidoscopio barrettiano, un pezzo questo dove è messa in risalto tutta la capacità di scrivere e comporre degli Onioroshi. Beyond These Mountains è un album fatto di rock, quel rock essenziale che tutti ben conosciamo, un album forte e che guarda tanto alla psichedelia ma che è anche profondo e caratterizzato da una bella creatività. Inoltre, pur essendo il primo album letteralmente autoprodotto dalla band c’è da notare che la formazione stessa, a differenza della militanza di alcuni componenti nei Kimono Lights, stavolta, ha invertito la rotta e si è diretta versi un sound più dark, psichedelico, a volte irrequieto che, se non fosse per il fatto che è la band stessa a richiamare i Pink, noi li vedremmo forse più vicini alle cupe atmosfere dei The Cure. Ma questa è solo una nostra opinione e nulla di più.

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