Premiata Forneria Marconi – Chocolate Kings

Chocolate Kings, album della Premiata Forneria Marconi venne pubblicato in Italia nel 1975 e fu anche il primo album della band che uscì in contemporanea sia nel Regno Unito che negli USA. Cosa alquanto azzeccata fu la pubblicazione in U.K. che avvenne sotto l’etichetta Mantincore, di Greg Lake, che aveva avocato a sé anche il Banco. Ma Chocolate Kings è anche il primo album dove nella band, i cui componenti provenivano per la maggior parte dai “Quelli”, un gruppo di beat, si registra la presenza di Bernardo Lanzetti, ex Acqua Fragile, la cui voce appassiona i membri della PFM perché la sua è una timbrica che si avvicina molto a quella di Peter Gabriel frontman dei Genesis. Ma anche se la sua sarà una presenza limitata a tre soli album, basta ciò a far consacrare l’album Chocolate Kings che resta una delle pietre miliari del rock tricolore oltreterra. Infatti, all’esplodere degli anni settanta la P.F.M. è la band che irrompe nella scena del progressive italico lasciando un segno profondo del suo passaggio con album che, orami, sono diventati veri e propri classici quali Per Un Amico e Storia Di Un Minuto, lavori questi irrinunciabili da parte di tutta la scena italiana del progressive e non solo. Certo, non mancano alcune pecche le cui disquisizioni  lasciamo con soddisfazione ai musicofili incalliti, ma comunque sia Chocolate Kings è da considerarsi un passaggio obbligato nell’evoluzione della musica rock italica, e la cui produzione è soprattutto destinata all’estero. Il rock che la band qui ci propone ha la caratteristica del classico, colmo di passaggi a volte tragici a volte allegri ma che nel complesso restano nella mente di chi ascolta come un marchio indelebile. Si, perché la pura energia sprigionata dall’album è la consapevolezza che la band sta lavorando più su di un tecnicismo strumentale fortemente innovativo per il periodo. A ciò l’aggiunta di Lanzetti, che qui è davvero grande, che gratifica la globalità della produzione dando alla band una nuova impronta con la sua voce rauca e rock. Certo che in Chocolate Kings c’è molta qualità tecnica ma forse, e ne siamo convinti, la PFM degli esordi che conosciamo un po’ si perde. Ma nelle cinque tracce presenti in Chocolate Kings c’è qualcosa di diverso dai precedenti dischi; infatti salta subito agli orecchi che il suono è un po’ monco del tastierismo di Premoli che viene reso meno evidente rispetto al passato, e ciò anche per la formazione musicale del producer, quel certo Pete Sinfield, che ama più atmosfere meno aggressive e più vellutate. Il titolo dell’album si riferisce al modo in cui l’esercito americano aiutò gli italiani a liberarsi dal fascismo infatti, i soldati avevano il cioccolato che distribuivano alla gente in fame ma alle spalle viaggiavano i carri armati del’esercito di liberazione, immagini che spesso abbiam visto scorrere in tv. Dal punto di vista del messaggio complessivo Chocolate Kings fu anche una forte critica contro il consumismo americano, la bomba atomica e la guerra in genere, ma la musica, quella sì che ha sempre avuto radici salde perché stilisticamente vicina a band del calibro dei Gentle Giant, King Crimson e Jethro Tull, insomma il gotha del rock progressive nelle sue diverse sfaccettature. Ma la presenza della voce di Lanzetti non è l’unica novità a comparire in questo lavoro infatti, per la prima volta in assoluto, la band realizza Chocolate Kings direttamente in lingua inglese senza nessun altra versione in italiano; Franco Mussida e Flavio Premoli, che assume quasi il ruolo di un comprimario, sono coloro che compongono le musiche sotto l’aiuto di Ivan Graziani grande amico della band. Ma addentrandosi nei solchi del disco, con l’apertura di From Under si resta un po’ spiazzati perché dall’italico rock si passa subito al progressive sostenuto, ma non troppo, con la voce di Lanzetti che marchia a fuoco il sound della band facendo quasi sentire, nei passaggi più delicati, la presenza di un Gabriel italiano. Harlequin arriva subito al cuore per la dolcezza che sprigiona il tocco sulla chitarra acustica di Mussida, la voce di Lanzetti ed il basso strepitoso di Djivas, preso dagli Area di cui ne era stato uno dei fondatori. Ed è probabile che alla P.F.M., avendo necessità di muoversi su altri orizzonti, servisse anche un bassista – oltre che un cantante – capace di portare il sound oltre la semplice ed eterea composizione. Con Chocolate Kings vien fuori il pezzo che meglio esprime il rock prog di questa band che diventerà, con questa produzione il vero e proprio simbolo della nostra musica rock in tutto il mondo. Dopo la title track tocca a Out Of The Roundabout dove Franco Mussida impone una chitarra acustica con cui sembra giocare poi, la voce di Lanzetti, un po’ le tastiere di Premoli e la batteria di Di Cioccio insieme allo strepitoso violino di Mauro Pagani rendono giustizia ad uno dei più bei pezzi – almeno per noi – del progressive melodico-sinfonico concepito in Italia. Certo, somiglianze con ciò che i Genesis facevano in madre patria ce ne sono – tranne il travestimento teatrale del frontman – ma, al di là di questi ottimi musicisti ….. non tutte le ciambelle vengono col buco! La chiusura di Chocolate Kings affidata a Paper Charms è così appassionata sia per le liriche, perché si parla della tossicodipendenza da eroina, che per la musica che l’accompagna. E qui, Mauro Pagani, al quale è attribuito il testo e gran parte della composizione, fa capire già quale sarà il suo futuro. Praticamente un capolavoro, come lo è tutto l’album di questa straordinaria band che, nonostante gli anni, gli allontanamenti dei componenti, i nuovi ingressi e così via, resta ancora grande tra i grandi del progressive italico.

 

 

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