Screaming Dead Balloons – Banana Blue

Quattro pezzi, unici e concentrati, dove la psichedelia la fa da padrone assoluto con puntate nei meandri del kraut rock, per una composizione complessiva che non è martellante come magari ci si aspetta da un disco così, ma è invece il mantra di un album ben pensato e realizzato. Un disco che dal titolo si rifà a quel tipico sound da bassifondi metropolitani e che grazie ad Andy Wharol, sbarcarono nella Factory per poi divenire il sound dei mai dimenticati Velvet Underground. Non è che ci stiamo qui scervellando a trovare paragoni con le band del passato, ma la musica degli Screaming Dead Balloons, sprigionata da questo bel Banana Blue del 2014, si mantiene ancora intatta come se per loro, il tempo, non fosse mai trascorso, insomma quasi fosse quella prima volta che tutti bene o male ricordiamo. Il rock così come lo si conosce oggi ha sempre viaggiato tra Regno Unito e Stati Uniti, ma questi ragazzi, provenienti dalla madre Grecia, sono arrivati a sfornare un disco così piacevole, quasi una sfida a quella crisi che colpì la terra ellenica alcuni anni fa quando anche la Grecia finì nel limbo del fallimento economico (un po’ come noi insomma). Banana Blue è una vera e propria sfida a quel mondo esterno che, per quanto legato al denaro, è comunque sempre fuori da quelle idee che hanno spinto la band greca a realizzare questo bel lavoro. Album importante quello degli Screaming Dead Balloons, Banana Blue si muove tra pure esplosioni garage ed un rock’n’roll oscuro ma vitale, un lavoro che tende ad emulare forse un po’ i Black Angels considerati dai molti eredi della tradizione rock psichedelica dei 13th Floor Elevators, anche se a noi piace aggiungere che anche i Warlocks di Bobby Hecksher hanno fatto la loro parte. L’apertura di questo bel prodotto, affidata a Take Me Up, si barcamena tra giochi puramente psichedelici ed ipnotici che ci trascinano nell’ascolto di una piece di puro blues elettrico, un pezzo che lascia subito il segno perché si snoda lungo le tortuosità di un sound che definire “criptogarage” non ci pare azzardato. Anche l’apertura di Mysterious Evenings appare come la classica introduzione tutta giocata sul tambureggiare del basso che alla fine trascina il pezzo in una composizione da mistero puro. La voce di Ioannis Pispirikos fa poi tutto il resto nel richiamare quella musica capace di scivolare sempre di più in uno scatenato rock da bassifondi, un po’ anche a richiamare certe sperimentazioni louridiane da Metal Machine Music. Ed è così che ciò che emerge qui è un sound di pura acidità che risucchia la mente in vorticosi viaggi da mille e una notte. Banana Blue è un EP forte e potente come forti e potenti sono le loro esibizioni live, tutte da gustare per chi ne ha o ne ha avuto la possibilità; lo confermano anche i suoni cupi e imperiosi di questo bel lavoro che ci permettiamo di consigliare a chi ama il lato oscuro del rock. Se dovessimo dare una connotazione più precisa di Banana Blue, qui tutto lascia intendere che oltre allo stretto connubio tra psichedelia e noise, il proliferare di esplosioni garage e rock’n’roll sono un mix perfetto sul quale la band greca lavora con un perfezionismo da dieci e lode. Infatti sembra che Banana Blue che abbiamo messo sul piatto per ascoltare e trarne le dovute riflessioni, debba esplodere da un momento all’altro rovinandoci quel prezioso impianto hi-fi che possediamo. Ma non fa niente, perché se ciò dovesse accadere avremmo ottenuto in modo semplice quello che in fondo ci si aspetta da un disco così. E se Take Me Up si gioca tutto sulla psichedelia, Mysterious è un pezzo così ipnotico che naviga in acque tipicamente blues mentre, Red House, pezzo breve quanto basta, crea un’atmosfera da puro caos controllato per nulla sgradevole all’udito.Chiude Banana Blue quello che secondo noi è forse il brano più avvolgente di questo esordio ellenico; infatti The Good The Band And The Evil, pezzo spesso eseguito nelle esibizioni live della band, oltre ad essere il brano più lungo presente su questo vinile, è caratterizzato oltre che dal suono personalissimo degli Screaming Dead Balloons, dalla voce di Ioannis Pispirikos che richiama alla mente quella di un Jim Morrison nel pieno della sua maturità canora, così come la chitarra dello stesso Pispirikos è lo strumento che più sostiene e completa il sound che la band greca propone. Non c’è che dire, se questo è l’esordio, aspettiamoci prima o poi un capolavoro di genere.

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