Cau Porta – Grow

Cau Porta, nome strano per chi non conosce il Rohlfs o meglio il vocabolario dei dialetti salentini, vuol dire Porta del Sud. E Cau Porta è il nome che è stato dato nel 1500 dal feudatario Giovan Battista Delli Monti ad uno degli accessi fortificati della città di Corigliano D’Otranto nel Salento. E come per chi non conosce a fondo il Salento del Sole, della Terra, del Mare e del Vento, ci ha pensato questa band bolognese con il suo disco d’esordio Grow rendendo ancor più universale una musica che ormai ha invaso il mondo. Recentemente, per questioni puramente professionali, abbiamo assistito al concerto dei Kalàscima, in quel di Taranto, che richiamano un po’ la verve musicale di questo disco d’esordio dei bolognesi Cau Porta, ma si sa che la musica è un fatto globale della quale, comunque non se ne può fare a meno. E chi ascolta questo stupefacente primo lavoro dei Cau Porta dal significativo titolo di Grow, si renderà presto conto di quanto ciò che abbiam scritto è vero. Grow è un disco che viaggia magnificamente da momenti popolari e di world music ad allestimenti sonori di pure jazz, un disco che sin dal primo brano è piacevolissimo all’ascolto. I pezzi sono tutti magnificamente composti ed arrangiati, e non poteva essere diversamente vista la mole di musicisti che si sono man mano aggiunti. Dal jazz espresso in chiave contemporanea si passa facilmente ad una world music di sostanza perché senza aggiunta di inutili passaggi, e poi la pizzica contaminata come si usa fare qui al sud sulla scia della Notte Della Taranta, recupera brani come Pizzica Di Galatone e Bella Ci Dormi trasformate in qualcosa di poetico come la poesia che emana questa terra “unica” approdo di Enea. In apertura Another Place è la traccia che ci fa subito pensare a mondi lontani e poetici mentre con la successiva, La Tarantella Del Gargano, si assiste ad una bella reinterpretazione della canzone della Nuova Compagnia Di Canto Popolare, e lo stravolgimento è fatto per raggiungere uno stato di pura incoscienza psichedelica che non guasta su queste sperimentazioni. La stessa cosa che avviene per quella La Pizzica di Galatone che su Grow diventa pura trascendenza. Questo disco è un vero e proprio viaggio nella musica dove tutto viene aggregato come accade ad esempio con la musicalità indiana inserita propria in Bella Ci Dormi. Sarà che alla band bolognese piace molto la sperimentazione ma, credetemi, sperimentare nel popolare contaminandolo nel modo giusto non è cosa semplice, ve lo conferma qualcuno che ha spesso assistito alle prove de La Notte Della Taranta dove grandi artisti si sono cimentati con la musica popolare e, devo sinceramente dirlo, non è stato facile per tutti. E’ inutile mettersi a sprecare troppe parole per Grow, il disco merita tutto il nostro plauso per come è stato concepito, realizzato e mixato, ed i Cau Porta meritano di essere elogiati per quello che han fatto qui: mettersi in gioco tra jazz, qualche filo di prog, tanta popolare, contaminazione non deve essere stato semplice farlo, ma se l’idea è questa non ci resta che augurare a questo disco il miglior successo ed ai ragazzi dei Cau Porta un in bocca al lupo per tutto.

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