Tortoise – It’s All Around You

Sembra che i Tortoise si diano appuntamento per lavorare e produrre con una cadenza temporale che di regola non supera mai i tre anni. Accade così che la produzione e realizzazione di questo disco, It’s All Around You, giunge in un momento in cui la musica della band ha una sua propria evoluzione che porta gli americani a navigare tra esperienze post, sperimentalismo ed un certo indie di “avvento”. Se il gruppo è da tanti considerato come l’innovazione di un nuovo modo di fare musica, ebbene con questo album – che a noi sembra essere a volte anche monotono – ciò che diventa appariscente è la ricchezza di tutte quelle influenze che hanno marchiato a fuoco il simbolo Tortoise. Con l’apertura di It’s All Around You che dà il titolo a tutto l’album, ci si ritrova in mezzo ad una intrigante composizione da colonna sonora che dice ben poco su quello che in realtà questa band sa fare. Lithium Shifts è quasi il riferimento ad una serie di produzioni precedenti che lasciano un po’ perplessi perchè fuori da ogni logica sonora che contraddistingue il sound della band di Chicago. Ma la fortuna (!) forse vuole che il pezzo si schiacci sul successivo Crest in grado di richiamare certe tecniche alla Vangelis composte durante il periodo di maggior successo dell’artista e compositore greco. Con Stretch (You Are All Right) invece, l’inserimento del vibrafono tende a portare questo pezzo al di fuori delle righe, ma per i Tortoise essere fuori dai tracciati, meglio dal pentagramma, con la loro musica è una normalità. Continuare ad ascoltare questo disco vuol comunque dire trovarsi in un’altra dimensione sia musicale che compositiva; i Tortoise con It’s All Around You crescono sempre più nelle loro combinazioni di suoni anche se, a volte, qualche piccolo passo falso lo commettono, ma crediamo che ciò sia nella normalità soprattutto per una band che cerca di essere sempre e comunque fuori da ogni logica di pure rock. La sensazione che si prova ascoltando It’s All Around You è che tutto sia concepito con l’utilizzo di un’infinità di stili, con una qualità nella musica che cerca di mettere in risalto come non mai lo splendido suono di chitarra che Jeff Parker è in grado di titar fuori da ogni nota. Purtroppo però non è tutto oro quel che luccica, ed infatti su questo disco c’è da segnalare il senso di ripetitività nei brani che la band si lascia sfuggire, un ripetersi che se a volte può essere anche piacere perché parte di una soluzione unica di sound, dall’altra lascia un po’ di torpore e senso di smarrimento in chi ascolta. Ed il grosso problema di questo disco sta tutto nel fatto che quasi nulla o niente risalta, la musica è spesso destinata ad essere utilizzata da sottofondo mentre si sta cercando di fare qualcosa di unico anche se, poi, gli arrangiamenti sono i veri e propri insegnamenti di come tutta la struttura musicale senza arrangiamenti di classe sia selvaggia e cruda. Infatti i suoni unici che It’s All Around You emana, a differenza delle canzoni nel loro insieme, restano il miglior risultato che questo lavoro ci lascia. Ci dispiace dirlo, ma ciò che troviamo in questo disco è un rock che tenta di ritrovarsi tra salti nella sperimentazione – che lascia un po’ a desiderare – e quell’indie rock che i Tortoise hanno tentato di intercalare in questa produzione. Peccato perché il loro resta comunque il valido tentativo di far cambiare rotta al solito rock di genere.

 

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