Tortoise – Beacons Of Ancestorship

Dopo la miscellanea di A Lazarus Taxon, nel 2009 arriva questo Beacons Of Ancestorship in cui le influenze jazz si quietano, i vibrafoni sono eliminati a favore di un suono più synth e la band si proietta a favore di un suono più vicino al rock a volte anche un po’ psichedelico. Nel complesso Beacons Of Ancestorship si arricchisce un po’ più di elettronica e di quell’ipnosi quasi estatica che proietta la band verso mondi musicali più complessi, dove l’electro music è il vero centro di gravità del suono tortoisiano. Ragionevolmente potremmo anche affermare che quest’album conduce la band più verso territori musicali di funky, addirittura con l’inserimento di suoni asiatici, punk e quanto di naturale i Tortoise possano offrire, ma la sostanza alla fine resta che Beacons Of Ancestorship è il tipico album da post-rock psichedelizzato. Riascoltando il disco a distanza di un po’ di tempo ci viene da dire che siamo di fronte ad un lavoro che si interfaccia con certi stili da King Crimson pur restando comunque fedele a quella matrice di base che i Tortoise hanno coniato nel tempo. Un album che è in equilibro perfetto su quella linea di confine tra certo rock prog psichedelico e sperimentazione ma che, nella sostanza, mantiene la sua matrice post senza mai oltrepassare troppo quel territorio. Finalmente possiamo affermare che qui la band di Chicago esce dal torpore delle precedenti produzioni, soprattutto l’ultima, confermando che i musicisti sono tutti di livello eccelso e che potrebbero facilmente essere prestati a qualsiasi genere di produzione musicale. Sintetizzando con Beacons Of Ancestorship ci ritroviamo davanti ad una svolta netta che dal jazz rock va verso quella sperimentazione che contribuirà a forgiare ancor più il post-rock tipico che tutti conosciamo. Le composizioni sono lineari nell’improvvisazione generalizzata e strizzano l’occhio ad una specie di rock che si rifà in alcuni passaggi al progressive, e poi la fusione tra nu jazz e percussioni sono il succo che nutre qui tutta la scrittura delle tracce che non lasciano scampo all’ascolto. Ed i punti più importanti di questo mantra uditivo li si trovano in pezzi come High Class Slim Came Floatin’ In, brano di apertura e fusione perfetta tra nu jazz e percussioni o Prepare Your Coffin (letteralmente “prepara la tua bara”) che è la perfezione assoluta del jazz unito al post-rock. Anche Northern Something pur districandosi su percorsi di drum’n’bass impone sulla scena quel tocco di dance che è comunque stata nei possedimenti tortosiani. Con Gigantes siamo in pieno fermento asiatico per i richiami a quei suoni che la band spalma lungo questo pezzo a differenza di quanto accade in Penumbra che pesca, pur nella sua brevità, nell’electro. E se con The Fall Of Seven Diamonds Plus One si possono assaporare suoni riverberati ed effetti quasi da cinema, questo solco proietta i Tortoise in quel territorio prettamente familiare che li vede incontrastati alfieri di un post-rock d’alto rango.

Andando avanti nell’ascolto di Beacons Of Ancestorship ci si imbatte in Minors, un pezzo che ricorda precedenti scritture e composizioni della band di Chicago. Cosa dire nel complesso di quest’album? I primi sei brani sono di fatto abbastanza semplici con una linearità compositiva che strizza l’occhio a certa dance che comunque ha fatto sempre capolino nelle partiture tortoisiane, poi lo scivolamento in atmosfere da post-prog mettono il punto su quella che in Beacons Of Ancestorship è il risultato di una musica modulata dove, il gioco, viene tutto affidato a synth e batteria. Un disco dai mille volti e risvolti che fa capire che i Tortoise sono i veri alfieri di una musica che verrà, anzi in via di gestazione e che qui si sviluppa nel suo essere vero e proprio embrione.

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