Godspeed You Black Emperor! f#a#infinity

I Godspeed You Black Emperor! sono uno di quei grandi misteri che spesso incontriamo sulla strada della musica. Certamente non i misteri di vita che hanno affascinato milioni di ascoltatori di Jimi Hendrix, Janis Joplin, e tanti altri come loro, bensì il mistero che in questi musicisti canadesi sta nell’apparire una band sperimentale fondendo post, space e rock in una pista unica. Sembra, da quanto sappiamo su di loro, che siano in tanti a conoscerli e probabilmente lo sono anche per alcune ispirazioni cinematografiche ma in realtà, conoscerli in maniera profonda e non superficiale rende spesso difficili gli ascolti delle loro produzioni. L’Esordio di F#a#infinity, avvenuto nel 1998, resta a tutt’oggi un vero e proprio enigma, si perché questo disco si presenta a noi come qualcosa di unico, fatto com’è di suoni mai sentiti ma uniti da un filo conduttore di puro concettualismo non solo musicale. F#a#infinity si presenta a noi con atmosfere uniche, spesso ipnotiche, un disco dove la creatività della band multidisciplinare dà libero sfogo a tutti i suoi componenti, un rock che è quasi musica classica talmente è fantastico, lineare, eccentrico allo stesso tempo. Con F#a#infinity i Godspeed Black Emperor ci propongono tantissime suggestioni musicali, quasi fosse una colonna sonora di un film che sta per partire ma che ti tiene incollato alle cuffie più che allo schermo. F#a#infinity è un vero e proprio collage di diversi pezzi strumentali ai quali si aggiungono monologhi, suoni estrapolati da registrazioni fatte sul campo, sperimentazioni e quanto di più le menti della band abbiano potuto e voluto inserire. Un disco che sembra fatto per strada, a volte sporco come il sound dei Velvet Underground ed anche pulito perché filtrato attraverso strumenti tecnologici di cui i GSBE sembrano esserne padroni assoluti. L’apertura, affidata a The Dead Flag Blues esprime sin da subito malinconia profonda, che diventa vuoto ma un vuoto che, stranamente, accoglie la mente di chi ascolta e di chi ascoltando il brano è indotto a visioni di un mondo diverso da quello in cui, quotidianamente, si vive. E’ quanto mai difficile poter descrivere un disco dei GSBE, le musiche che la band canadese ricerca e propone non si possono descrivere a parole, vanno semplicemente ascoltate perché esprimono in maniera diversa stati d’animo che colpiscono l’uomo ed è proprio questi al centro del micro cosmo dei Godspeed You Black Emperor!. Qui, ad esempio, l’atmosfera proposta da violino e chitarre è dolorosa ma bella, un po’ come lo fu per alcuni pezzi dei VU, un dolore che nella prosecuzione del pezzo diventa rumore, quel rumore composito che fu dei VU o degli stessi Sonic Youth. Ma, alla fine, è la spensieratezza ciò che si percepisce grazie anche ad un finale melodico e che, finalmente, porta conforto. Ecco, potremmo ben dire che qui è tutta l’essenza del sound che i GSBE stanno forgiando con questo esordio, essenza che lascia di stucco chi ascolta per la prima volta il disco, perché a volte anche precipitando negli in abissi a volte è possibile risorgere. E così da un’introduzione oscura ed inquietante si passa ad un brano come The Cowboy che sembra essere il lavoro preparatorio all’innalzamento di un monumento funebre che diventa però pura estasi e che in F#a#infinity acquista il sapore di estasi. E l’estasi è la caratteristica di quest’album e di tutto il sound dei Godspeed You Black Emperor!, grazie alla presenza di un legame anche con la musica tradizionale forgiata da violoncelli e violini ma che con gli inserimenti puramente elettronici assumono un’altra dimensione. Le idee del post rock prendono forma in F#a#infinity, idee che non tramonteranno tanto facilmente intrise come sono di ipnosi e psichedelìa, ed il coniato post rock potrà finalmente dire di aver avuto degli eccellenti padri ai quali, in forma quasi adottiva, potremmo aggiungerci anche i Tortoise. Un disco di ottimo valore, un disco che dall’oscurità emerge con un pensiero chiave, che è anche politico, perché F#a#infinity raccoglie appieno ciò che è l’essenza umana: “Siamo intrappolati nel ventre di questa macchina orribile, e la macchina sta sanguinando a morte. La macchina è in fiamme e non c’è nessuno al volante, dalle fogne emergono mille suicidi solitari, un vento nero soffia. Il governo è corrotto, e noi usiamo così tanti farmaci, con la radio accesa e le tende tirate.”

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