Wish – Stay My Friends

Un disco significativo nel panorama del nuovo progressive italiano che abbracciando passato e presente, fa sua la tradizione del genere e ipotizza nuovi risvolti, anche grafici e visivi. Siamo certi che gli Wish non mancheranno di stupire a lungo.

Stay Here My Friends“ è una produzione per celebrare l’importanza dell’amicizia, un lavoro che si sviluppa come un concept  dove le sonorità spaziano dal classico progressive al metal al rock alternativo, un disco che gli Wish, band del nostro panorama musicale attiva fin dal 1992, i cui membri sono tutti provenienti dall’asse romano-perugino, valorizzano con un grande progrock. E Stay Here My Friends, che è anche un album cantato tutto in inglese, si presenta davvero con una bella veste musicale sin dal brano di apertura, Like a Yes che viaggia su quelle tipiche sonorità english progressive arricchite da un incessante presenza di new progressive anni ottanta. Con il successivo Deep Wish si giunge già ad un’atmosfera più rarefatta, che richiama i classici del grande rock e che stupisce per la bellezza e la semplicità compositiva che danno qui una veste tutta particolare. Sono gli Wish stessi che dichiarano poi, a proposito di questo esordio da favola, “L’idea che dà origine a Stay Here My Friends è nata tre anni fa: comporre un album sull’importanza dell’amicizia come fil rouge tra passato e futuro. Un concept tematico, anche se sviluppa nei diversi pezzi le difficoltà dell’uomo nell’affrontare gli urti della vita e, come pensiero di raccordo, quanto l’amicizia sia necessaria affinché questi ostacoli vengano superati. Nel disco sono presenti tantissimi riferimenti ad altre sonorità, ma certamente la nostra musica nasce da questo melting pot: il prog classico associato al metal e all’alternative rock, ad esempio“. Il successivo Dancing With Myself si mantiene sulle linee tracciate dai brani precedenti che sanno miscelare il progressive con ben altri stili rock, con un pezzo che anche qui dimostra la tecnica di questa band ed in particolare quando il pianoforte e la chitarra si intrecciano in un’armonia sostenuta che ricorda alcuni momenti di memoria Yes se non addirittura Marillion. Scrambled Eggs entra in scena con tutta la maestosità che si merita, ma anche con una chitarra elettrica che appare simpatizzare con il metal prima che il piano e la chitarra acustica abbiano il sopravvento cucendo e realizzando quell’atmosfera prog-pop di vecchia memoria. Poi giunge il momento del brano più lungo dell’intero lavoro Church molto vicino anche ad influenze melodiche proprio alla Marillion. Ma qui come per le grandi band, gli Wish, colpiscono e fanno centro con questo album d’esordio pieno di riferimenti musicali e tante idee proprie, tutte da valorizzare. Un debutto di ispirazione concettuale orientato ad un progressive moderno, che si nutre di tanti riferimenti contemporanei, come accade anche anche nell’ultimo brano che conclude un disco significativo nel panorama del nuovo progressive italiano, perchè abbraccia passato e presente, fa sua la tradizione del genere e ipotizza nuovi risvolti, anche grafici e visivi. Siamo certi che la band non mancherà di stupire a lungo.

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