The Who – The Who

Undici tracce che lasciano il segno in chi li ha amati come musicisti e, magari, li ha anche odiati, come è accaduto nei confronti di Pete Townshend, la vera mente e fulcro creativo di questa band, che ha scritto pagine importanti nella storia del rock, ma che ha ricevuto accuse e critiche che ci hanno lasciato spesso perplessi. Ed il ritorno sulla scena discografica della band mood inglese per eccellenza (lo erano una volta, forse!) è anche il riprendere musicalmente con quelle che sono le atmosfere tipiche che ci hanno sempre fatto sognare, nel bene e nel male, ma che hanno contribuito a far andare su e giù la nostra immaginazione quando hanno scritto opere musicali che fanno parte della storia come lo sono state, e lo sono tutt’ora, Tommy e Quadrophenia. Il fatto poi che il rock non invecchia mai è anche la risposta di chi è ancora rimasto di questa grande band, e cioè il buon vecchio Roger Daltrey e l’inossidabile Pete Townshend, che nonostante gli anni non si sono mai fatti influenzare nelle loro scelte musicali anche se, poi, certa musica meno qualititavia, in questi anni di loro assenza dalle scene, ha preso il sopravvento nella quotidianità che ci logora. Ma i buon vecchi Who, questa volta con l’aggiunta di Carla Azar, Matt Chamberlain e Zak Starkey alla batteria, Gordon Giltrap alla chitarra acustica, Pino Palladino e Gus Seyffert al basso e Benmont Tench e Joey Waronker alle tastiere, si presentano con questo lavoro in studio, intitolato semplicemente Who che già con l’introduzione di All This Music Must Fade  lascia completamente esterrefatti. per un ritorno che è davvero in grande stile. E già il fatto che Who sia immediatamente diventato disco d’argento nel Regno Unito, la dice lunga su quanto il loro sia anche stato un ritorno attesissimo. Questa conferma ci vien data dal secondo pezzo di questo splendido disco, dove la grande voce di Daltrey e la musica di un Townshend che, siamo ancora convinti di ciò, fa roteare il braccio picchiando forte su quella sua chitarra elettrica come una volta, sprigionano un’energia allo stato puro che risalta ancor più grazie anche all’accompagnamento in questa nuova uscita di altrettanti validi musicisti. E l’energia di cui parlavamo continua a farsi sentire anche nel secondo pezzo Ball And Chain dove il ritmo tipicamente ancora Who, sembra essere proprio quello di una volta grazie ad un Towshend che usa, come ha sempre fatto, con grande esperienza il distorsore riuscendo anche nell’intento di incastrare quei classici riff per cui è diventato famoso e che lo hanno accompagnato in tutta la carriera. Una traccia, questa che si lascia assaporare ed ascoltare a piene orecchie e…. ad alto volume, così come si conviene per una band del loro calibro. Ma se Ball And Chain è una traccia da veri maestri, con I Don’t Wanna Get Wise  sembra di ritornare a quei suoni che abbiamo ascoltato per la prima volta assaporando la bellezza di un’opera prima rock come lo fu Tommy, indimenticabile produzione ed ideazione del motore mentale Townshend che sa dare vita ad un rock’n’roll capace di infilarsi tra le pieghe di uno space rock che ricorda una lisergica regina che solo la mente di questi Who poteva immaginarsi. Continuando siamo al passaggio che ricorda sonoramente una certa…. My Generation grande capolavoro di sempre, ma che qui assume le vesti di una Detour che sembra provenire dal futuro, invenzione di quel grande ed indimenticabile uomo che cadde sulla terra che corrispondeva al nome di un certo Bowie. Qui però siamo in tutt’altro pianeta grazie anche ad un synth che sul finale ripercorre passaggi alla Baba O’Ryley sontuoso brano destinato a restare nella storia della musica rock per sempre. E ci fa molto pensare ciò che lo stesso Towshend ha dichiarato, vale a dire che questa nuova uscita avrà anche una versione live accompagnata da un’orchestra, facendoci sin da ora immaginare che un brano come Beads On One String si presta davvero bene ad una riscrittura per orchestra con un rock che esplode nella sua più fervida essenza classicheggiante a cui gli stessi Who ci hanno abituati nel tempo. E gli Who arricchiscono questa loro nuova uscita dedicando agli eroi dell’11 Settembre un pezzo che è un vero e proprio ringraziamento per quello che hanno dimostrato al mondo intero. Infatti Hero Ground Zero riconsegna un Townshend in versione acustica per uno dei momenti più alti di tutto l’intero lavoro, un disco che è tipicamente Who e solo The Who. Ma ciò accade anche per il pezzo seguente, quella Street Song dove la chitarra elettrica batte come il cuore mentre la grande voce di Dartley, e le sottovoci che lo accompagnano, si incontrano ed incrociano in una splendida scala armonica mozzafiato. Un pezzo che mette i brividi, un brano che solo loro potevano concepire in questo modo. Certo che gli Who sono sempre gli Who anche se di quello che furono ne sono rimasti due, un po’ anzianotti ma sempre giovani dentro, e cioè …. la mente e la voce ….. Ma le sorprese di questo disco, che non è un concept come ci si potrebbe aspettare, non sono ancora finite perché con la successiva I’ll Be Back si sogna paurosamente ad occhi aperti grazie ad un’interpretazione dolce e morbida del grande Dartley, che si presenta con questo pezzo fa capire come l’uso della voce possa essere il perfetto collante di melodie blues, di soul, e di quella spensieratezza musicale che a volte necessita come il silenzio, una nota quest’ultima diventata stonata ai nostri giorni e che sembra non appartenerci più. Break The News è ciò che meglio descrive il nuovo percorso della band inglese abbastanza diversificato nella composizione base di questo disco che è ben diverso da quelli finora realizzati e per i quali si è fatta conoscere ed apprezzare in tutto il mondo. Un lavoro fin qui molto equilibrato che dimostra come quel legame con il passato si è in un certo senso più che rafforzato, evoluto, e non è un caso che ciò sia il risultato di un disco che segna il ritorno in grande stile degli ex rappresentanti musicali di quel movimento inglese che assumeva il nome di moods. Tutte le tracce sono state scritte e composte da Pete Townshend, fatta eccezione per Beads On One  Sting scritta insieme a Josh Hunsacker, e Break The News composta insieme al fratello di Pete, Simon. Chiudono in ordine non casuale questo  Who la splendida Rockin’ In Rage una ballata dall’inconfondibile stile compositivo townshendiano e She Rocked My World che si sviluppa su una scrittura da country più che americano di stampo latino, su cui sono state ricamate delle note che diventano un vero e proprio tango rock come solo la creatività di Townshend e Daltrey poteva offrirci. Aldi là delle opinioni di ciascuno, questa uscita del 2019 degli Who coinvolge direttamente tutti coloro che non hanno mai abbandonato la grandissima band, ma anche le nuove giovani leve che forse li ascolteranno per la prima volta. Comunque sia tutti comunque speriamo che questa del 2019 non sia ancora l’ultima spiaggia per questa fantastica band che ha scritto pagine e pagine per quel grande libro che tutti noi chiamo Rock. Probabilmente ciò non dovrebbe accadere se conosciamo bene il “vecio” Townshend e l’inossidabile Daltrey. Buon ascolto a tutti.

 

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